lunedì 27 febbraio 2012

morte violenta dell'uomo che sputò in aria e gli tornò in faccia...

l'italia è quel paese dove un manifestante si arrampica ad un traliccio dell'alta tensione, resta folgorato, precipita e va in coma. e la colpa è della polizia.
l'italia è quel paese dove un manifestante si arrampica ad un traliccio dell'alta tensione, resta folgorato, precipita e va in coma. e per tale motivo i lavori dell'alta velocità devono essere sospesi.
i conti non mi tornano e il cannibalismo che "taluni personaggi" stanno ponendo in essere con il solo scoop di gettare benzina sul fuoco è quantomeno becero.
il rispetto per un uomo in coma passa in secondo piano. quel che conta è divorarne i resti umani in bilico tra la vita e la morte.
la storiella è sempre la stessa: come quella del manifestante libero di scagliare un estintore verso una campagnola dei carabinieri in panne.
la dietrologia porta a dire: se quel manifestante avesse avuto la brillante idea di non eccedere nel suo "diritto di manifestare" (il buon senso in italia è sempre una vittima sacrificale della sciocca democrazia) adesso non sarebbe in una pozza di sangue o spiaccicato a terra dopo un volo di parecchi metri.
sulla vita umana non si sputa. ma sarebbe buona cosa anche non sputarsi addosso.

martedì 21 febbraio 2012

non c'è il poi..


era un sonnacchioso tardo pomeriggio di un sin troppo freddo lunedi di febbraio. o forse era un martedi.
eravamo seduti uno di fronte l'altro e stavamo finendo la terza pinta di birra chiara.
io avvertivo ormai l'impellente bisogno fisiologico di liberarmi da tutti i mali.
ma sul più bello mi trovai costretto a stringere i denti.
"sai cosa?"
sai cosa? è esattamente il tipo di domanda che non vorrei mi fosse mai posta.
non potevo urlare 'no, cazzo, non lo so cosa' e così mi limitai a tirare l'ultimo lungo sorso dal mio bicchiere e fare un cenno alla cameriera per un altro giro.
intanto aveva ripreso a parlare.
"mi domando spesso se abbia mai pensato, anche solo per un minuto, di amarmi".
era insopportabile. non mi rimase che lanciargli una serie di rapide e feroci occhiate: un modo come un altro per dimostrargli affetto, pietà, comprensione e indifferenza.
la cameriera passò accanto al tavolo, afferrò il bicchiere vuoto e ne posò uno colmo di biondo nettare. diedi subito un bel sorso.
"e cosa te ne faresti anche se fosse accaduto?"
"niente. forse semplicemente avremmo avuto qualcosa in comune".
si alzò e si diresse verso il bagno.
rimasi per qualche secondo con la bocca aperta, poi alzai lo sguardo verso il televisore proprio nel momento in cui gli avversari andarono in rete e un gruppo di studenti ubriachi iniziò ad urlare di gioia.

venerdì 17 febbraio 2012

questo ricordo non vi consoli..



("non maleditemi non serve a niente tanto all'inferno ci sarò già..")

lunedì 13 febbraio 2012

lezioni dalla città - urbanistica/3




il lungomare di bari, fiore all’occhiello della gestione ministeriale di crollalanza, a distanza di 80 anni sembra essere tornato di moda in una città che, negli ultimi decenni, aveva preferito estendersi nell’entroterra quasi a voler simboleggiare l’abdicazione al suo naturale connubio con il mare.
il tumultuoso progresso urbanistico ed edilizio, molto spesso e a suon di varianti con buona pace di quaroni, sembra aver recentemente perso –secondo le dichiarazioni del presidente locale dell’associazione costruttori– smalto  e vigore economico.
quel tumulto, tuttavia, è riuscito a “regalare” alla nostra periferia (dalla snob poggiofranco sino al dimenticato san pio, passando per santa fara e santa caterina) intere fortezze di cemento, simbolo di una città che, spacciandosi per ambiziosa area metropolitana, si riduce ad essere un grande paese di provincia che insegue il suo destino fatuo e senz’anima.
immaginiamo, ora, una passeggiata virtuale da quel nodo di terra che congiunge il san paolo a san girolamo sino al raccordo che collega san giorgio alla spina dorsale delle nostre arterie stradali. in mezzo la fiera del levante, il liceo orazio flacco, il porto vecchio, gli squadrati e fascistissimi palazzi istituzionali.
i segmenti radicali di questo percorso sono recentemente balzati agli onori della cronaca. la parola chiave è “riqualificazione”.
ecco quindi l’idea di dare nuova linfa al litorale sud della città e, in particolare, alla serpentina che ingoia il triangolo parco perotti – japigia – san  giorgio.
applaudiamo calorosamente l’iniziativa perché, dopo le grancasse suonate dall’amministrazione comunale in occasione dell’abbattimento di punta perotti, qualche dubbio aveva lasciato la scelta di fermare all’episodico tritolo l’azione “repressiva” contro l’abusivismo edilizio.
superato il parco, infatti, ci si imbatte in un’articolata storia suburbana intrisa di degrado e miseria umana, di prostituzione e occupazione illecita di strutture pericolanti.
al sentito applauso, che dovrebbe sfociare in un “concorso pubblico di idee” per la riqualificazione dell’area, si deve però registrare l’amara “confessione” dell’assessore comunale all’urbanistica: «stiamo cercando di capire caso per caso – ha detto al “corriere del mezzogiorno” di ieri elio sannicandro – quali sono le costruzioni regolari e quelle invece abusive. poi comincerà la fase del dialogo con i proprietari, anche se in alcuni casi diventa difficile. Alcuni sono emigrati anche all’estero e di queste proprietà ormai non se ne occupa più nessuno».
una storia già vista: all’oblio si aggiunge la negligenza consumata nel tempo dalle amministrazioni comunali alla guida della città.
tuttavia, mettendo da parte ogni (pur legittima) polemica, auspichiamo che la procedura di riqualificazione non venga stritolata dalla lentezza della macchina burocratica.
abbiamo tutti negli occhi la vaporosa vicenda del c.d. "waterfront" di San Girolamo: bando pubblico del luglio 2008 e aggiudicazione nel maggio 2009.
all’alba del 2012, nonostante pomposi quanto sterili annunci di regime, alla periferia nord della città si continua ad attendere al riparo di casermoni in stile architettonico sovietico che mortificano la dignità umana. ma anche il tentativo di immaginare un futuro davvero sostenibile.
(www.paginaprima.it)

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puntate precedenti:

lunedì 6 febbraio 2012

storie vaghe indegne di morale (#0)


avevo due padroni. uno si chiamava dio, l’altra follia.
un giorno dio mi disse: “ti allontani dal giardino dell’eden: non sei degno al mio cospetto”.
il giorno successivo follia mi disse: “sii riconoscente verso questo giardino perché i frutti ti appartengono”.
il primo grondava sterile rancore, la seconda livido egoismo.
il terzo giorno imparai la pietà.

giovedì 19 gennaio 2012

trinacria, come sei bella..

Sai cos’è la nostra vita? La tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse stiamo ancora lì e stiamo sognando” (Leonardo Sciascia, Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia, 1977).

Ho un legame particolare con la Sicilia, con la sua storia, i suoi scrittori e la sua cultura.
E, diciamocelo senza chiose radical-chic, con la sua enogastronomia.
Da quanto si apprende sui giornali l’Isola ha inaugurato i suoi Vespri in salsa global-economy mettendo in piedi un vasto movimento di protesta: “Forza d’Urto”.
Il tam-tam, come capita spesso nella generazione 2.0, si è diffuso viralmente sui social network.
Sul quotidiano “La Sicilia” si legge che l’iniziativa coinvolge autotrasportatori, il c.d. “Movimento dei Forconi”, pescatori, piccoli imprenditori, commercianti e che vanno moltiplicandosi le adesioni, tanto che i punti di raccolta dei manifestanti (diffusi in strade, autostrade, porti e zone nevralgiche delle città) sono numerosi: se lunedi vi erano 26 presìdi, nella giornata di martedi il numero è almeno quadruplicato e molti esercenti hanno deciso di abbassare le saracinesche in segno di solidarietà con la cosiddetta “Operazione vespri siciliani”.
Se così va delineandosi il piano d’azione, le richieste si agganciano alla necessità di ottenere più infrastrutture e sgravi sul caro-gasolio, tasse e costi delle aziende nonchè di creare una ‘Zona franca’.
Il movimento di protesta, che sta accogliendo tantissimi favori sulla rete, sembra essere accompagnato da quel patologico fenomeno italiano per cui – al furor di popolo – deve assolutamente aggrapparsi il politico di turno.
E, come fuoco di fila, è arrivato il plauso e il sostegno di Gianfranco Micciché (“Grande Sud”), Marcello Dell’Utri (forse alla ricerca di nuovi “eroi”) e “Forza Nuova”. Non scivoleremo, tuttavia, nel deserto arido e sterile delle “facili” polemiche.
La riflessione è altra.
La storia ci ha raccontato la Sicilia come una terra di conquista, culla delle contaminazioni normanne, arabe e cristiane, punto di non ritorno (tra luci ed ombre) della risalita anglo-americana verso Berlino durante il secondo conflitto mondiale, ardente di ambizioni e sogni secessionisti.
E’ la storia bellissima di una medaglia a due facce, quella della Trinacria: da sempre rigurgita nell’isola un ribellismo puro, incontaminato, mai domo. Da sempre qualcuno tenta di alimentarlo per poi spegnerlo a giuochi fatti.
È partita la carovana dei forconi – ha commentato lo storico siciliano Giuseppe Casarrubea – sappiamo dove vanno, ma non conosciamo chi li spinge”.
Restiamo, ancora un pò, alla finestra.

giovedì 12 gennaio 2012

vedi bari e poi muori..

il capoluogo pugliese è balzato agli onori della cronaca (nera) negli ultimi giorni tracciando un cerchio di morte e disperazione culminato nel gesto estremo del suicidio. 
l’ultimo è quello dei coniugi de salvo strozzati dall’impossibilità di potersi permettere un tetto. 
i media hanno ricamato sui giornali la favola triste dei disperati, degli ultimi, dei senza dio, costretti ad una vita di povertà e solitudine. 
gli esperti hanno denunciato il rischio (già concreto) di emulazione. 
la politica ha solidarizzato, per carità, cercando altrove le responsabilità o raccontandoci prontamente che era stato fatto il possibile (per quanto di loro competenza). 
tra qualche giorno tutto finirà nel dimenticatoio. Lo spettacolo deve andare avanti. 
almeno sino alla prossima portata sulla tavola imbandita della comunicazione al servizio della demagogia. 
e intanto? 
intanto una massa indistinta di gente che non riesce ad arrivare a fine mese si incammina incerta e zoppicante verso un futuro sempre più avvolto dalla nebbia promanata dalla fitch rating di turno. 
intanto a santa fara, a poggiofranco, a santa Caterina si innalzano cattedrali di cemento superaccessoriate (magari inizialmente destinate alle forze armate impegnate nella lotta alla mafia ma poi stranamente abitate da prestigiosi uffici e benestanti concittadini).
intanto per la riqualificazione (“waterfront” lo chiamano, per farci sbalordire!) degli alloggi popolari di san girolamo (anno del signore 2008) la burocrazia sonnecchia. 
intanto i nuovi poveri strozzati dagli affitti sono in arrivo. la polizia cominciasse a lucidare stivaletti, scudi, elmetti e manganelli: seguiranno sgomberi di abusivi dagli alloggi iacp!
intanto la “questione edilizia” viene romanticamente affidata al destino: nella città dei costruttori, intruppati nell’uno e nell’altro schieramento politico, non è tempo di agire. 
e nemmeno di capire. 
la crisi del mattone, poveri, fa piangere anche i loro bilanci!

domenica 1 gennaio 2012

dal presidente operaio al presidente sindacalista..


Avevamo salutato con tiepido ottimismo il discorso del Presidente Napolitano del 2010, allorquando sembrava esser riuscito nell’ardua impresa di solleticare nei giovani italiani la voglia di rivalsa.
È passato un anno politicamente ed economicamente complesso e così quell’auspicio si è trasformato in una drammatica presa di coscienza.  
Ci saremmo quindi aspettati un discorso più pragmatico. 
Ed invece, ahinoi, ci ritroviamo a condividere le parole del pagano Calderoli, secondo cui, dato il curriculum del titolare del Quirinale, il Presidente della Repubblica “avrebbe potuto fare un esame di coscienza su quello che non si è riuscito a fare fino ad oggi”. 
Certamente possiamo replicare all’ex Ministro leghista che non conviene parlare di quello che “non si è riuscito a fare fino ad oggi”, dato che sino a ieri avrebbe dovuto (anche) farlo il Governo di cui era parte. 
Ma questa è un’altra storia. 
Le parole chiave di Napolitano sono quelle già sentite da Mario Monti: sacrifici, rigore, crescita.  In sottofondo l’ormai sbiadito ricordo del 150° anniversario dell’unità nazionale.
Nulla di nuovo sotto il cielo di un’Italia che si apprestava, statistiche alla mano, ad un cenone di fine anno divenuto semplice cena. Ma ciò che più ci ha colpito del discorso del primo cittadino italiano è stato il lungo deja vù con cui il Presidente ha simbolicamente trasformato la scenografia istituzionale in una officina operaia. 
Non è infatti passato inosservato il richiamo “gentile” ai sindacati, invitati a ricordare il periodo storico in cui furono capaci di “esprimere slancio costruttivo, nel confronto con ogni realtà in via di cambiamento, e anche di fare sacrifici, affermando in tal modo, nello stesso tempo, la loro visione nazionale, il loro ruolo nazionale”. 
Vedremo come reagiranno i tre moschettieri, nuovamente a braccetto sotto l’egida del dictat “o noi o le lobby” che per un attimo ci ha riportati al tempo in cui o si era con Lui o contro di Lui. 
Sul punto, da par nostro, suggeriamo alla Camusso di cambiare parrucchiere. 
Alla fine della corsa rimane dunque un senso di smarrimento affogato con solerzia in un piatto di spaghetti alle vongole. 
Domani è un altro giorno.


(www.paginaprima.it

sabato 31 dicembre 2011

giovedì 29 dicembre 2011

marciate, non marcite..


Nel suo “Riempitivo” pubblicato su “il Foglio” di ieri Pietrangelo Buttafuoco, pungente come al solito, scrive: “Texas, vestito da Babbo Natale assassina amici e parenti: sette vittime (…) L’assassino si è suicidato. Rinvenuti a casa sua adesivi con la scritta X-Mas. Trattasi di un chiaro riferimento alla famigerata Decima Mas. S’indaga nell’ambiente dell’estremismo neofascista. Messaggio dell’Italia dei Valori. Convocazione dei presidii democratici. Chiesta la chiusura di Casapound”.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da riflettere.
L’episodio consumatosi a Firenze è già nel dimenticatoio, tuttavia siamo stati tutti testimoni della consueta carrellata di condanne unanimi e bipartisan nonché dello sdegno della società civile tramutatosi in (legittime, per carità!) manifestazioni di solidarietà.
Ricchi premi e cotillon.
Poi la “politica” è passata ad occuparsi d’altro e la società civile si è recata nei supermercati per la spesa di Natale.
In altri termini chi doveva speculare su quelle morti, ritagliandosi il suo ulteriore quarto d’ora di celebrità, ha adempiuto il suo alto compito e poi via verso nuovi palcoscenici.
Svanita la cortina di fumo della propaganda sono rimasti solo granelli di cenere sulla strada dell’indifferenza e dell’insipienza culturale.
Dunque le solite, sorde, considerazioni: il velinismo per cui bisogna essere “a tutti i costi” davanti ad una telecamera fa pari con la pochezza intellettuale di chi deve assolutamente dire la sua.
E più banale è il concetto (l’esasperazione della semplificazione è un orrido mostro del modernismo: lo speak easy ci ucciderà?) più il quisque de populo si eccita, applaude, annuisce sentendosi sullo stesso livello del suo “dotto” interlocutore.
Non meravigliamoci, allora, se nel nostro paese la panacea di tutti i mali è nella chiusura di Casapound.


(www.paginaprima.it)

martedì 13 dicembre 2011

carosello..

the2sens informa e scambia cioccolatini..


il sito ufficiale della
sarà on line dalle ore 20:00 (circa) del 14 dicembre 2011.





lunedì 5 dicembre 2011

muoiono per delle idee. ma di morte lenta.


è fin troppo facile, quasi un esercizio retorico plastico e senza intoppi, muovere obiezioni a quanto accaduto lo scorso primo dicembre a roma.
ma andiamo con ordine. le parole chiave del nostro trattare sono: università statale di roma, oscar giannino, uova, pomodori. e una spolverata di idiozia.
la cronaca è nota e non è questa la sede per riassumerla. e poi non conta.
come non contano, o forse conteranno solo alla fine, i coloriti epiteti dei contestatori nei confronti del giornalista.
quel che importa è la morale della favola che ci è stata raccontata.
la supremazia del pensiero unico (il loro) ha dato nuova linfa al ritornello, già sperimentato in occasione del mancato discorso di benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico 2008 de “la sapienza”, della inossidabile convinzione per cui la verità è da un “lato” (sempre il loro) e non può essere altrimenti.
perciò non si dolgano quei signori se la loro “impressione di libertà” è talmente sbilenca da avvalorare e rendere più autentica e sincera la definizione di libertà di un uomo politico italiano che, pur tra i “vinti” del dopoguerra, ci ha insegnato che ogni qual volta un pensiero e/o un sentimento sono condivisi da una comunità, pure piccola, di persone lì è la piena libertà di poterli esternare.
eppure dobbiam ancora ascoltare patetici slogan che riecheggiano ormai afoni nelle nostre orecchie distratte e che mi sembra attestino solo l’incessante stagnazione intellettuale di chi si ritiene sensibile a certo “progresso”: se dio è morto, marx si starà rivoltando nella tomba!

lunedì 28 novembre 2011

l'apprezzamento del martirio





("..mi avevano convinto e la mia musa insolente, abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede. dicendomi peraltro in separata sede: moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta..")

mercoledì 16 novembre 2011

gauche caviar..

sono seccato.
sono seccato perchè ho un problema, facilmente risolvibile per carità, ma sono comunque seccato.
come quasi tutti anche io sono su feisbuc, anche se ormai non posto nulla sulla mia bacheca dal 18 agosto scorso, e l'utilizzo attuale è ridotto a questioni di semplificazione organizzativa (o, confesso, per fare becero umorismo cameratesco).
da quando berlusconi non è più presidente del consiglio è stato un noioso susseguirsi di cerimoniali e festeggiamenti. 
poi è arrivato monti e coloro che -in nome dell'utilizzo intelligente del social network (come insegna un altrettanto noioso panzone che abita un locale palazzo di città)- si sono autonominati ideali conservatori del buon senso e indefessi cultori del pensiero libero, giusto e dominante (il loro), hanno invaso le loro bacheche con arguti assiomi politici che fotografano, di fatto, la loro umana miseria!
donde una considerazione: il pensiero politicamente corretto è la disgrazia di molte cose, forse tutte, specie quando si accompagna ad una semplificazione della complessa weltanschauung sottesa a taluni meccanismi di cui si discetta con rara barbarie.
quindi una conclusione: quando impareremo a stare zitti, o per lo meno a fare un pò più di silenzio, forse allora -quando una voce si leverà più forte rispetto alle altre- avremo la reale capacità di ascoltare. avremo la nostra rivoluzione nobile. depurata dalle infezioni tipiche del nostro occidente malato.

giovedì 10 novembre 2011

breaking newz..

++napolitano fa senatore a vita un cavallo++

++the2sens: "contrario ad un governo stalla. monti il cavallo, ma non sai se ti salta l'ostacolo"++

++bruno vespa: "cazzo, mi tocca cambiare il titolo del mio prossimo libro!"++

++topolino: "buon dio, dov'è la mia birra?"++