domenica 8 maggio 2016

il recinto di cristallo..

(correva l'anno..)

mi sono recato, da bravo cittadino, a guardare le pecore nel recinto di cristallo. non ne ho ricavato granché, tranne il fatto che una pecora avrebbe potuto pagarmi l’aperitivo, d’altronde come biasimarlo: io non ero al bar quando è successo! le distrazioni sono sempre ciò che ha salvato la razza umana. d’altro canto le distrazioni ti impediscono di vivere il presente che sarà storia.
ma per un osservatore attento non conta il fatto di esserci quanto di poterlo prevedere. è il mio piccolo premio dopo una giornata di pensieri balordi.

quando vi dicono: guarda là! voi guardate là...non ne ricaverete granché, però un giorno potrete ringraziare di aver visto là; perché un osservatore attento non guarda là, ma guarda oltre e non vede “là”, vede altro! facciamoci fottere. la morale della favola. saranno sempre le pecore a fotterci. sono un leone dalle unghie spuntate! groan...

lunedì 28 luglio 2014

solo questo, niente di più..

fosse davvero facile. dirlo.
fosse davvero semplice. crederci.
fosse davvero semplice. dirlo senza crederci.
fosse davvero facile. crederci senza dirlo.
è un modo perentorio di chiudere un discorso.
a volte un modo superficiale per tagliare una conversazione.
e per rendere più efficace il senso, siam soliti incorniciare il quadro dandogli un titolo: "fretta".
vien da chiedersi, quindi, se pesiamo le parole dando l'impressione di non pesarle.
leggere.
inutili.
cosa voglio dire? solo questo, niente di più.

venerdì 23 maggio 2014

polvere alla polvere..

il ventitre maggio avrebbe dovuto essere un giorno come gli altri.
accadde, però, che quel pezzo di asfalto, già rovente, si frantumò in granelli di polvere incendiaria che squarciarono vite, destini e passioni.
il ventitre maggio sarebbe stato un giorno come tutti gli altri.
accadde, però, che quei granelli di polvere si posarono sulla coscienza di ognuno lacerandone gli animi.
 
era il risentimento. era il dolore. era la rabbia.
 
il ventitre maggio non è un giorno come gli altri.
accade, infatti, che inizi un conto alla rovescia.
 
meno cinquantasette,
meno cinquantasei,
meno cinquantacinque,
etc.


mercoledì 21 maggio 2014

il can per l'aia, la comune e proudhon..

scavando nei nostri archivi, pubblichiamo..

«le monde diplomatique”, inserto mensile de “il manifesto”, nel numero di dicembre (2011, nda) ha riesumato l’esperienza della comune parigina del 1871 (“l’utopia realizzata della comune” di christophe voilliot).
non è intento del sottoscritto scattare una fotografia dell’evento, quanto piuttosto procedere ad un azzardo teorico che il lettore vorrà consentirmi.
scrive l’autore dell’articolo: “...è necessario ricordare ciò che venne compiuto in quei settantadue giorni che videro i parigini mettere in pratica l’idea di un autogoverno del popolo e trasformarsi in forza militare capace di lottare ad armi pari contro i soldati di mestiere...”.
e allora che accade a distanza di 140 anni?
accade che l’utopia realizzata dalla comune si è diffusa come un virus negli aggregati socio-politici considerati solitamente agli “estremi” dell’arco parlamentare.
cambiano i nomi, ma non i significati.
dunque il mio azzardo. l’atto di forza dei parigini era il sintomo, fomentato da una profonda crisi socio-economica, di un desiderio: quello di riprendersi il potere di decidere e di rappresentarsi senza troppi filtri e cavilli giuridici.
e così di quell’esperienza sono figli variegati le pacifiche comunità hippie degli anni ’70 così come le “eretiche” osservazioni di Massimo Fini che, profetizzando la fine del modernismo, propone il modello comunitario delle città medievali come soluzione del difetto di partecipazione e rappresentanza diretta nel modello democratico (sì come ci è stato imposto).
e, tornando nella parigi dei 72 giorni, non è un caso che –tra gli altri– tornasse di moda proudhon, l’anarchico amante dell’ordine. anche la rivoluzione ha bisogno delle sue regole.
il cruccio che mi tormenta, però, pone un interrogativo leninista: che fare?
prova a rispondere lo stesso voilliot: “la sfida attuale è qui: non attenersi a dei principi, oggi spesso formulati sotto forma di diritti (diritto all’alloggio, diritto al lavoro, ecc.), ma passare alla loro applicazione
”.
mi fermo per non aggiungere altro: non sareste d'accordo».
la tv, intanto, racconta la guerra dei diamanti africani degli anni '90.
venti anni dopo, per il resto, cosa rimane?

sabato 10 maggio 2014

nuotare nell'aria..

la frenesia della giornata fu spezzata da un trillo del telefono.
"ora tu non mi crederai ma ieri, ovvero il giorno del tuo compleanno, ti ho pensato tutto il giorno e poi è sopraggiunta la notte coi suoi sogni. e in un sogno tu mi facevi vedere due video di quando eravamo ragazzini e ballavamo.
"mi sono svegliata e mi son detta: o dio, come si ripete ormai ogni anno i miei auguri gli giungeranno in ritardo!
"ieri, tra l'altro mi son dedicata interamente alle mie 'radici'..insomma, il giorno è volto a termine prima che io me ne rendessi conto.
"in tutto ciò spero tu abbia passato una giornata altrettanto piena e bella! auguri amico mio!"

così. tutto di un fiato. come un pugno nello stomaco che ti mozza il fiato, ma felice di riceverlo.
rimasi in quella serena apnea, travolto da ondate di memoria viva, pulsante.

pensai che, quasi fosse uno strano scherzo del destino, proprio dieci anni prima si beveva spumosa birra tedesca in un locale per festeggiare.
aveva piovuto quasi tutto il giorno. esattamente come dieci anni dopo.

scorrono inesorabili le lancette dell'orologio fendendo e bruciando il tempo.
eppure nulla sembra cambiare.

grazie a te.

mercoledì 16 aprile 2014

le colpe di uno svagato. parte uno di..

non era un inizio.
avrebbe dovuto essere una tappa intermedia.

"provate a pensare, anche solo per un attimo, al solco tracciato da una lacrima sul viso di una persona. ora confrontatelo con l'esplosione di gioia di quello stesso viso cui si gonfiano le gote con un sorriso radioso".

o forse è già un'eterna tappa intermedia.
dio! potresti esclamare, come era bello e superfluo ondeggiare nell'incertezza.
petali che volavano via con il vento immaginando solo di inseguirli per non perderne traccia.
 

giovedì 20 giugno 2013

(chiudere il cerchio..)

 (centro-matic, would go over..)
 
 with you

mercoledì 19 giugno 2013

di nuovo in treno..

la scena era questa.
il sole martellava l'asfalto rendendo ormai lontano l'odore di quella campagna selvatica così cara, ora episodica.
uscì dal portone del palazzo che ospitava il suo ufficio, guardando a destra ed a sinistra, cercandolo.
lui era lì di fronte, quasi nascosto in un bar, senza divertirsi (ma fingendo il contrario) come faceva la gente intorno a lui.
lei rientrò di fretta, l'aspettava la vita.
lui raccolse un petalo e lo mise nel portafoglio. serviva a ricordargli l'ennesima occasione mancata.
poteva solo immaginare che non sarebbe stata l'ultima ed oggi, infatti, quei petali avrebbero potuto addobbare una chiesa in festa.
di quel giorno rimase una fotografia e una storia mai raccontata.
poi avanti..
tanti anni dopo, di quella fotografia, venne meno la parte meno nitida e rimase l'immagine di quel vagone del treno (o forse era una sala d'attesa) dove quel signore anziano, emigrato troppo tempo prima per cercare (forse trovandola) una vita migliore, ammonì con paterno affetto la strana coppia che gli si era parata davanti.
venne infine il primo vino caldo. non fu male.
tranne due cose. forse tre.
no, no. è perso ormai il conto.

martedì 11 giugno 2013

lettera immaginaria a m. davanti alla finestra..

 
ci sono giorni in cui sorridiamo meno.
sino a quel momento tutto sembra scivolare lento ed inesorabile. anche se la vita ci costringe a correre e riporre in un angolo della memoria quello che siamo stati o quello che avremmo voluto essere o quello che siamo diventati.
(qualche volta scacciando qualche fantasma senza portare rimorso).
e quando un ago sembra spuntare da qualche anfratto polveroso sembra che l'immagine si fermi isolando il contesto.
come quel soldato intento a riparare un grammofono.
l'oblio fa spazio al colore vivo e i contorni sembrano meno sfumati. sappiamo che sarà solo un attimo e, forse, non è esattamente quello che vorremmo sia davvero.
scrutiamo distratti quell'attimo, quasi inaspettato, stando attenti a non porre domande cui non vorremmo ascoltare le risposte. per paura, per mancanza di coraggio. o probabilmente perchè erano quelle giuste. chissà, ormai pare non aver più importanza saperlo. solo esserci quando potrebbe accadere.
lasciamo che tutto vada via come un chicco di sabbia trasportato da un alito di vento verso altri lidi, magari in fondo al mare.
concediamo le nostre parole a fredde macchine. righe occasionali e sfuggenti. troppo spesso cariche di incertezza.
se un tempo ci divideva una panchina davanti un binario della stazione, ora ci dividono interi paesaggi.
le luci dei palazzi, intanto, tendono ad illuminare tiepidamente la sera.
cosa resta di quelle tue parole amare? sono, queste mie, le parole per alleviare il tuo umore teso? forse ho affidato, come sempre, al silenzio la mia carezza?

solo una cosa. infine. ci sono giorni in cui sorridere ha un sapore diverso.

venerdì 19 aprile 2013

l'irragionevol(e)mente..

in principio era fli in giunta, poi venne il tempo di de magistris e dell’onda arancione. sprazzi di ingroia risucchiati in alta montagna. quindi bersani, troppo frivolo quel giuovane sindaco di firenze!
d’improvviso grillo (“l’ho sempre detto io”), fiammate di merda e antipolitica da chi male fa politica da un decennio (o quasi).
venghino signori, venghino, giusto il tempo di sputar briciole di bersani. che, poi, quel renzi mica è così male con quel giubbotto di pelle e la panzetta così cara!
al diavolo e alla malora, visto che la seggiola non la molla (e a me?), le poesie del governatore mica sono male.
per tutto il resto, non sapevo. al massimo non c’ero.
sono michele e scelsi (non il p.m.) la lum.
 

mercoledì 2 gennaio 2013

apertura con ramones..

negli ultimi due anni, e ciò val bene una tradizione, avevo dedicato il primo post al discorso del re (giorgio).
però il 31 sera avevo ben altro da fare, ma soprattutto nessun interesse ad ascoltare un discorso che si preannunciava più inutile degli altri.
allora sono rimasto a tavola in attesa che mio padre (vero tradizionalista) e altri partecipanti alla cena finissero di prestare attenzione alla scatola rumorosa.
i primi commenti su feisbuc, fatti da gente seria - ci mancherebbe -, confermavano che la mia scelta era stata facile profezia (a tal proposito ringrazio il mio amico che ha postato in maniera eloquente e secca: "dopo il messaggio di napolitano comincerò il 2013 grattandomi i coglioni").
quindi sono passato immediatamente agli antipasti.
poi mio padre (sempre lui) come ogni anno ha stappato con cinque secondi di anticipo la fine dell'anno dell'amicizia fortunatamente ritrovata e l'inizio del nuovo.
infine il pensiero ad un papà che non c'è più e che, quest'anno più che mai, ci è mancato.

lunedì 31 dicembre 2012

frammenti (consuntivo)..

si.
in realtà devo mettere alcune cose in conto.
frammenti di gioventù ritornano indietro infiammati.
forse incazzati.
forse scuotendo il capo.
forse continuando a guardare indietro. sorrisi per tutto.
altre storie..