giovedì 20 giugno 2013

(chiudere il cerchio..)

 (centro-matic, would go over..)
 
 with you

mercoledì 19 giugno 2013

di nuovo in treno..

la scena era questa.
il sole martellava l'asfalto rendendo ormai lontano l'odore di quella campagna selvatica così cara, ora episodica.
uscì dal portone del palazzo che ospitava il suo ufficio, guardando a destra ed a sinistra, cercandolo.
lui era lì di fronte, quasi nascosto in un bar, senza divertirsi (ma fingendo il contrario) come faceva la gente intorno a lui.
lei rientrò di fretta, l'aspettava la vita.
lui raccolse un petalo e lo mise nel portafoglio. serviva a ricordargli l'ennesima occasione mancata.
poteva solo immaginare che non sarebbe stata l'ultima ed oggi, infatti, quei petali avrebbero potuto addobbare una chiesa in festa.
di quel giorno rimase una fotografia e una storia mai raccontata.
poi avanti..
tanti anni dopo, di quella fotografia, venne meno la parte meno nitida e rimase l'immagine di quel vagone del treno (o forse era una sala d'attesa) dove quel signore anziano, emigrato troppo tempo prima per cercare (forse trovandola) una vita migliore, ammonì con paterno affetto la strana coppia che gli si era parata davanti.
venne infine il primo vino caldo. non fu male.
tranne due cose. forse tre.
no, no. è perso ormai il conto.

martedì 11 giugno 2013

lettera immaginaria a m. davanti alla finestra..

 
ci sono giorni in cui sorridiamo meno.
sino a quel momento tutto sembra scivolare lento ed inesorabile. anche se la vita ci costringe a correre e riporre in un angolo della memoria quello che siamo stati o quello che avremmo voluto essere o quello che siamo diventati.
(qualche volta scacciando qualche fantasma senza portare rimorso).
e quando un ago sembra spuntare da qualche anfratto polveroso sembra che l'immagine si fermi isolando il contesto.
come quel soldato intento a riparare un grammofono.
l'oblio fa spazio al colore vivo e i contorni sembrano meno sfumati. sappiamo che sarà solo un attimo e, forse, non è esattamente quello che vorremmo sia davvero.
scrutiamo distratti quell'attimo, quasi inaspettato, stando attenti a non porre domande cui non vorremmo ascoltare le risposte. per paura, per mancanza di coraggio. o probabilmente perchè erano quelle giuste. chissà, ormai pare non aver più importanza saperlo. solo esserci quando potrebbe accadere.
lasciamo che tutto vada via come un chicco di sabbia trasportato da un alito di vento verso altri lidi, magari in fondo al mare.
concediamo le nostre parole a fredde macchine. righe occasionali e sfuggenti. troppo spesso cariche di incertezza.
se un tempo ci divideva una panchina davanti un binario della stazione, ora ci dividono interi paesaggi.
le luci dei palazzi, intanto, tendono ad illuminare tiepidamente la sera.
cosa resta di quelle tue parole amare? sono, queste mie, le parole per alleviare il tuo umore teso? forse ho affidato, come sempre, al silenzio la mia carezza?

solo una cosa. infine. ci sono giorni in cui sorridere ha un sapore diverso.