è fin troppo facile, quasi un
esercizio retorico plastico e senza intoppi, muovere obiezioni a quanto
accaduto lo scorso primo dicembre a roma.
ma andiamo con ordine. le parole
chiave del nostro trattare sono: università statale di roma, oscar giannino,
uova, pomodori. e una spolverata di idiozia.
la cronaca è nota e non è questa
la sede per riassumerla. e poi non conta.
come non contano, o forse conteranno
solo alla fine, i coloriti epiteti dei contestatori nei confronti del
giornalista.
quel che importa è la morale
della favola che ci è stata raccontata.
la supremazia del pensiero unico
(il loro) ha dato nuova linfa al ritornello, già sperimentato in occasione del
mancato discorso di benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico 2008
de “la sapienza”, della inossidabile convinzione per cui la verità è da un
“lato” (sempre il loro) e non può essere altrimenti.
perciò non si dolgano quei signori
se la loro “impressione di libertà” è talmente sbilenca da avvalorare e rendere
più autentica e sincera la definizione di libertà di un uomo politico italiano
che, pur tra i “vinti” del dopoguerra, ci ha insegnato che ogni qual volta un
pensiero e/o un sentimento sono condivisi da una comunità, pure piccola, di
persone lì è la piena libertà di poterli esternare.
eppure dobbiam ancora ascoltare
patetici slogan che riecheggiano ormai afoni nelle nostre orecchie distratte e
che mi sembra attestino solo l’incessante stagnazione intellettuale di chi si
ritiene sensibile a certo “progresso”: se dio è morto, marx si starà rivoltando
nella tomba!
1 commento:
..e quasi sembra profetico il precedente post in cui ho avuto l'ardire di scomodare fabrizio de andrè!
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