lunedì 13 febbraio 2012

lezioni dalla città - urbanistica/3




il lungomare di bari, fiore all’occhiello della gestione ministeriale di crollalanza, a distanza di 80 anni sembra essere tornato di moda in una città che, negli ultimi decenni, aveva preferito estendersi nell’entroterra quasi a voler simboleggiare l’abdicazione al suo naturale connubio con il mare.
il tumultuoso progresso urbanistico ed edilizio, molto spesso e a suon di varianti con buona pace di quaroni, sembra aver recentemente perso –secondo le dichiarazioni del presidente locale dell’associazione costruttori– smalto  e vigore economico.
quel tumulto, tuttavia, è riuscito a “regalare” alla nostra periferia (dalla snob poggiofranco sino al dimenticato san pio, passando per santa fara e santa caterina) intere fortezze di cemento, simbolo di una città che, spacciandosi per ambiziosa area metropolitana, si riduce ad essere un grande paese di provincia che insegue il suo destino fatuo e senz’anima.
immaginiamo, ora, una passeggiata virtuale da quel nodo di terra che congiunge il san paolo a san girolamo sino al raccordo che collega san giorgio alla spina dorsale delle nostre arterie stradali. in mezzo la fiera del levante, il liceo orazio flacco, il porto vecchio, gli squadrati e fascistissimi palazzi istituzionali.
i segmenti radicali di questo percorso sono recentemente balzati agli onori della cronaca. la parola chiave è “riqualificazione”.
ecco quindi l’idea di dare nuova linfa al litorale sud della città e, in particolare, alla serpentina che ingoia il triangolo parco perotti – japigia – san  giorgio.
applaudiamo calorosamente l’iniziativa perché, dopo le grancasse suonate dall’amministrazione comunale in occasione dell’abbattimento di punta perotti, qualche dubbio aveva lasciato la scelta di fermare all’episodico tritolo l’azione “repressiva” contro l’abusivismo edilizio.
superato il parco, infatti, ci si imbatte in un’articolata storia suburbana intrisa di degrado e miseria umana, di prostituzione e occupazione illecita di strutture pericolanti.
al sentito applauso, che dovrebbe sfociare in un “concorso pubblico di idee” per la riqualificazione dell’area, si deve però registrare l’amara “confessione” dell’assessore comunale all’urbanistica: «stiamo cercando di capire caso per caso – ha detto al “corriere del mezzogiorno” di ieri elio sannicandro – quali sono le costruzioni regolari e quelle invece abusive. poi comincerà la fase del dialogo con i proprietari, anche se in alcuni casi diventa difficile. Alcuni sono emigrati anche all’estero e di queste proprietà ormai non se ne occupa più nessuno».
una storia già vista: all’oblio si aggiunge la negligenza consumata nel tempo dalle amministrazioni comunali alla guida della città.
tuttavia, mettendo da parte ogni (pur legittima) polemica, auspichiamo che la procedura di riqualificazione non venga stritolata dalla lentezza della macchina burocratica.
abbiamo tutti negli occhi la vaporosa vicenda del c.d. "waterfront" di San Girolamo: bando pubblico del luglio 2008 e aggiudicazione nel maggio 2009.
all’alba del 2012, nonostante pomposi quanto sterili annunci di regime, alla periferia nord della città si continua ad attendere al riparo di casermoni in stile architettonico sovietico che mortificano la dignità umana. ma anche il tentativo di immaginare un futuro davvero sostenibile.
(www.paginaprima.it)

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