vi è mai capitato di chiedervi chi sia, cosa faccia, come viva, una persona che ha composto il vostro numero di telefono per errore cercando qualcuno o qualcosa che non siete voi?
io me lo chiedo ogni volta.
ecco, per la professione che svolgo, devo sempre capire (o sforzarmi di capire) se chi è dall'altra parte della scrivania mi sta mentendo o mi sta dicendo la verità.
o, ancora, se sta cercando di addolcire la sua bugia oppure se sta distorcendo la verità.
è notorio, diciamo anche dogmatico, che lo scopo del processo (di ogni tipo di processo) è quello di ricercare la verità.
e solitamente si afferma che il giusto deve necessariamente accompagnarsi al vero (e viceversa).
ma se scindiamo l'oggettività di una simile osservazione dalla realtà è facile arrivare a conclusioni opposte.
perchè a volte può capitare che il giusto non si accompagni al vero e che il vero non si accompagni al giusto. e ciò per le più svariate motivazioni.
mi si può replicare che, però, ciò non muta la sostanza.
cioè quel che non è vero resta non vero e quindi ingiusto (e viceversa).
ma dinanzi alla legge -quella dell'uomo o quella della storia- io sarò nel giusto.
immacolato.
che poi dinanzi alla legge di dio il vero resta vero e si accompagna sempre al giusto è un'altra storia. altrettanto opinabile.
come opinabile può essere il giusto.