“Sai cos’è la nostra vita? La tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia.
Forse stiamo ancora lì e stiamo sognando” (Leonardo Sciascia, Candido
ovvero un sogno fatto in Sicilia, 1977).
Ho un legame particolare con la Sicilia,
con la sua storia, i suoi scrittori e la sua cultura.
E, diciamocelo senza chiose
radical-chic, con la sua enogastronomia.
Da quanto si apprende sui
giornali l’Isola ha inaugurato i suoi Vespri in salsa global-economy mettendo
in piedi un vasto movimento di protesta: “Forza d’Urto”.
Il tam-tam, come capita spesso
nella generazione 2.0, si è diffuso viralmente sui social network.
Sul quotidiano “La Sicilia” si legge che l’iniziativa
coinvolge autotrasportatori, il c.d. “Movimento dei Forconi”, pescatori,
piccoli imprenditori, commercianti e che vanno moltiplicandosi le adesioni,
tanto che i punti di raccolta dei manifestanti (diffusi in strade, autostrade,
porti e zone nevralgiche delle città) sono numerosi: se lunedi vi erano 26
presìdi, nella giornata di martedi il numero è almeno quadruplicato e molti
esercenti hanno deciso di abbassare le saracinesche in segno di solidarietà con
la cosiddetta “Operazione vespri siciliani”.
Se così va delineandosi il piano
d’azione, le richieste si agganciano alla necessità di ottenere più
infrastrutture e sgravi sul caro-gasolio, tasse e costi delle aziende nonchè di
creare una ‘Zona franca’.
Il movimento di protesta, che sta
accogliendo tantissimi favori sulla rete, sembra essere accompagnato da quel
patologico fenomeno italiano per cui – al furor di popolo – deve assolutamente
aggrapparsi il politico di turno.
E, come fuoco di fila, è arrivato
il plauso e il sostegno di Gianfranco Micciché (“Grande Sud”), Marcello
Dell’Utri (forse alla ricerca di nuovi “eroi”) e “Forza Nuova”. Non
scivoleremo, tuttavia, nel deserto arido e sterile delle “facili” polemiche.
La riflessione è altra.
La storia ci ha raccontato la
Sicilia come una terra di conquista, culla delle contaminazioni normanne, arabe
e cristiane, punto di non ritorno (tra luci ed ombre) della risalita
anglo-americana verso Berlino durante il secondo conflitto mondiale, ardente di
ambizioni e sogni secessionisti.
E’ la storia bellissima di una
medaglia a due facce, quella della Trinacria: da sempre rigurgita nell’isola un
ribellismo puro, incontaminato, mai domo. Da sempre qualcuno tenta di
alimentarlo per poi spegnerlo a giuochi fatti.
“È partita la carovana dei forconi – ha commentato lo storico
siciliano Giuseppe Casarrubea – sappiamo
dove vanno, ma non conosciamo chi li spinge”.
Restiamo, ancora un pò, alla
finestra.