sabato 20 marzo 2010

weltanschauung (rivisitazioni) - parte seconda

ognuno e ciascuno di noi talvolta avverte l’irrefrenabile desiderio di veder qualcosa di nuovo nell’aria e in questo disperato tentativo di dare boccate di vita si avventura in meandri spesso sconosciuti ma sentiti come familiari (come una placenta dal sapore inusuale ma nella quale ci si sente a proprio agio)...
d’altronde altrettanto spesso capita che quella stessa necessità umana e mortale di respirare nasconda insidie che ci avvolgono in cupi umori e miserabili tentazioni!
dove cercare, quindi, la via d’uscita? quella luce che nei film sbuca sempre alla fine di un tunnel?
come cercare di risalire la corrente senza farsi male o incappare in qualcosa di peggiore?
assumere modelli non basta quando la radice della società civile è malata ed i suoi slogan ripetitivi consumano la creatività e l’originalità del quieto vivere…
dove voglio arrivare? ebbene non lo so! perché anch’io come voi (noi, loro) sono alla disperata ricerca della speranza, cercando di non confonderla con l’imbranata utopia.
(mentre gli ultimi baluardi delle mie convinzioni oppongono strenua resistenza all’atroce scorrere della barbarie, nascondo in un angolo i miei pensieri più sconci).
ho sprecato parole, forse in questo eccello come non mai in altre cose, cose più importanti…
ma guardo oltre, più in là, dove un giorno la resa dei conti mi vedrà costretto a scendere al compromesso con me stesso e, forse, quel giorno non sarà male!
solo bisogna aver la forza di saper sorridere, guardare cercando di vedere il retro della scena sul palcoscenico del benpensare..

ecco, dunque, mi sono perso ma ricordo esattamente il motivo per il quale l’ho fatto: far perdere le mie tracce all’avversario…
il mio nemico è una scomoda struttura in lamiera, talvolta in legno, al cui interno barro della carta straccia che finisce, come corpo esanime, in un’urna a pregare per i miei peccati di cittadino della repubblica.
ma io non sono irresponsabile: cosa volete che significhi per me disubbidire?
è solo una forma meschina di conformarsi a quel che i capi del gregge vogliono.
a reazioni stupide non segue azione, ma indifferenza (e non ho sbagliato ordine di parole)…
ecco, sono interessatamente indifferente.
e mi metto a capo di una banda che non esiste e suona la sua musica solo per il vento.

venerdì 19 marzo 2010

alla frutta! alla frutta!

«andrò in piazza: non lo faccio mai, ma ieri avevo ospiti a cena e il ragazzo del servizio a domicilio è sul tetto del fruttivendolo che protesta per avere guanti di gomma nuovi. lo farò per reclamare il mio diritto di scegliere le mele, senza che mi diano quelle ammaccate e per difendere la mia libertà di parlare con il mercante di frutta e di non essere spiato dal vicino di casa» (the2sens - fonte: ansia notizie)

martedì 16 marzo 2010

weltanschauung (stralci) - parte prima...

<<...l’allontanamento del cittadino/elettore (o futuro elettore) dalla sensibilità alla partecipazione alla res publica è il rischio ed insieme il regalo più grande che la politica “civile” può fare alla politica collusa con la criminalità mafiosa.
l’interesse vivo della nazione è prima di tutto quello di far sentire i suoi cittadini inseriti nelle logiche politico-istituzionali ed anche legislative.
questo affinché la effettiva rappresentanza sia tale e non un mero utilizzo ad uso personale del fondamentale diritto del voto.
ma che siano logiche pulite e non affaristiche!>>
(da un giornale del 1876, ma anche del 2006...)

domenica 7 marzo 2010

segue...


"..ancor più a monte: se l'esercizio di un diritto sacrosanto, quello di voto, è affidato ad una combriccola di incapaci (nel presentarsi puntuali e/o nell'apporre delle firme) che -fino a prova contraria- governa la nazione e/o amministra i nostri enti territoriali, ritengo che qualcosa non funzioni e che questa democrazia sia davvero mediocre e non il migliore dei sistemi possibili (con buona pace di massimo fini!).
giustificare la democrazia con la democrazia: ma se la seconda è irragionevolmente imperfetta, la prima non muta la sua sostanza!"

giovedì 4 marzo 2010

scusate il ritardo...

non si fa una rivoluzione perchè qualche maldestro funzionario (o presunto tale) ha i crampi allo stomaco.
ma il teatrino italia propina ai suoi sempre più allibiti spettatori un altro spettacolo miserabile.
pensavamo di aver raschiato il fondo, invece pare che il governo è pronto a scendere in piazza per difendere e legittimare una condotta contro la legge.
(il rispetto delle regole è ormai vetusta carta straccia, buona per appiccare il fuocherello per l'arrosto della domenica o al massimo per imbottire le gabbie dei canarini).
staremo a vedere.
il consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi ad ore per "valutare il da farsi", mentre l'agenzia asca riferisce di un ennesimo ritardo del legale del pdl incaricato di promuovere ricorso al tar avverso il provvedimento giurisdizionale di esclusione della lista formigoni in lombardia: alle 13.10 ha trovato la cancelleria, ahilui, già chiusa (orario ultimo di accettazione atti: 13.00). una telefonata gli ha aperto la porta del tribunale amministrativo lombardo, ma resta un mistero l'ammissibilità o meno del ricorso.
(viviamo in un mondo difficile, probabilmente qualche magistrato si farà saltare in aria durante un'udienza).
gli scienziati riferiscono che il devastante terremoto che ha scosso il cile ha spostato l'asse terrestre provocando un accorciamento della giornata di 1,26 milionesimi di secondo.
andatelo a dire al governo italiano, magari fanno un decreto che riporta la giornata alla sua durata naturale.
salvo pausa pranzo. ovviamente.


sabato 2 gennaio 2010

non ho vizi minori...

il duemiladieci inizia all'insegna di un moderatissimo discorso di fine anno interpretato da uno dei più pacati presidenti che la repubblica italiana abbia memoria.
e mentre napolitano (che si è definito, a giusta ragione, presidente di tutti gli italiani) invita eletti ed elettori a guardare con animo sereno la prossima fase politica nazionale, nelle regioni "a rischio" -cioè quelle che la prossima primavera andranno alle urne per i rinnovi di giunta e consiglio- pare che, ancora una volta, si stiano consumando lotte tra i caino ed abele di turno.
la regione più colpita dal terremoto è, paradossalmente, proprio quella che (da molti, ma non si sa chi) era stata appena qualche anno fa vista come un laboratorio politico sperimentale dopo l'elezione del (ormai) vituperato (ex) comunista nichi vendola.
la bufera che in puglia sta spazzando via la credibilità del (mai nato) partito democratico sta permettendo al suo (altrettanto inconcepito) avversario di maggioranza di stare alla finestra, nonostante quest'ultimo mi sembra essere in una situazione non tanto migliore e senza un candidato ufficiale (voci di corridoio a parte) ed in attesa di apparentarsi con l'udc di casini e io sud della poli bortone.
la sinistra, invece, di candidati (e relative grane) ne ha ben due (se non tre!).
da un lato, colui che ha dato il 'via' alle operazioni di rinnovo politico pugliese, alla ricerca della riconferma; dall'altro, colui che -presentato come 'homo novus' (o presunto tale) nell'agone politico locale, sospinto dai salotti buoni del capoluogo pugliese- è forse oggi il peggiore interprete della politica intesa come compromesso necessario disposto a nervosi braccio di ferro pur di far prevalere quella che può considerarsi la 'ragione di partito' (oh, come ci manca la 'ragion di stato' che affossò aldo moro!).



[divagazione: il partito, questa scatola ottocentesca sempre più vuota, un tempo attraversato da passionali tensioni ideologiche annodate tra loro in virtù di uno "stupendo" senso di appartenenza.
chi oggi appartiene a cosa?
antonio padellaro, direttore de "il fatto quotidiano", ha scritto lo scorso 30 dicembre che <<...in politica, l’appartenenza è la partecipazione attiva nei confronti di una comunità...>> e che questo senso di appartenenza, da (bisogna ammetterlo) sempre più radicato in certa sinistra, è tale <<...per la capacità di creare legami e passione (...). Per un’idea condivisa di solidarietà e di progresso sociale...>>.
dopo le tristi vicende dei primi anni novanta (le stesse per i quali oggi rimpiangiamo certa politica e certi uomini politici cui vorremmo dedicare piazze, giardini e strade) questo senso di appartenenza è andato via via disgregandosi per restare immutato solo nei poli estremi dell'arco costituzionale.
poi nel 1995 il movimento sociale italiano è stato archiviato per far posto ad alleanza nazionale i cui dirigenti (per favore, non chiamateli più colonnelli!) oggi occupano prestigiosi ministeri.
a distanza di tredici anni, dopo guerre intestine e scissioni, è l'estrema sinistra a deporre le armi per una scelta (in)coerente rispetto all'ormai storico asse moro-berlinguer.
ma forse sto divagando troppo].

tra i due contendenti, leggendo il giornale di oggi, si insinua l'ombra di francesco boccia.
soluzione che appare possibile stante il presunto "ritiro" del sindaco di bari (fino a quando? sino alla prossima smentita o al prossimo ripensamento? assisteremo a nuovi tentennamenti, velate minacce e giustificazioni, dico e non dico, smentite e quant'altro?) dalla corsa per lo scranno di presidente della giunta regionale pugliese.
in questa bagarre di nomi l'unico a tener duro è nichi vendola.
il suo, a mio avviso, non è un braccio di ferro con i vertici del pd pugliese, ma una posizione legittima annunciata già lo scorso novembre e che ha spiazzato il secondo maggior partito politico italiano (e poi ci spieghi di pietro perchè in puglia preferisce turarsi il naso e allearsi con l'udc).
quella del governatore uscente non può essere, come invece non ha esistato a dire emiliano, la causa della spaccatura del partito democratico.
ciò per due motivi:
1) vendola non fa parte del partito democratico, ma è leader di un movimento poltico (sinistra ecologia e libertà) che -a tutto voler concedere- può apparentarsi con il pd in vista delle elezioni regionali;
2) se il partito democratico, specie in puglia, invece di essere coeso e unito dinanzi al suo "uomo" (emiliano), si è frammentato in sostenitori ed oppositori di vendola, significa che il sindaco di bari non gode di quella fiducia che invece pretende (la famosa unanimità dell'assemblea regionale).
e se, d'altronde, lo stesso emiliano vuol far dipendere la data delle primarie (che, ormai, sembrano una possibilità remota) alla discussione, votazione e approvazione di quell'orrenda legge ad personam sulla incompatibilità elettorale -che gli permetterebbe di mantenere salda la poltrona di sindaco in caso di sconfitta (alle primarie pd e/o alle elezioni regionali)- allora significa che è perfettamente cosciente di un tremendo sgambetto (benvoluto, probabilmente, dalle parti di gallipoli).
insomma, di tornare a fare il magistrato per ora non se ne parla!

volendo tirare le fila del discorso...
la soluzione emiliano non piace a bari e non piace alla puglia.
forse piace al pdl pronto a riprendersi il palazzo della regione sulle ceneri della guerra senza quartieri in atto nel centrosinistra.
non piace certamente al consiglio comunale barese che -per accontentare i personalismi del sindaco- si vedrebbe esautorato a pochi mesi dalla sua elezione.
ma questo è un dettaglio. o meglio, dovrebbe esserlo, dato che al centro della decisione dovrebbe esserci non solo l'esigenza del partito ma anche la voce dell'elettore, del tesserato, del simpatizzante.
(la vittoria delle liste fatte in segreteria trova ancora una sua piena realizzazione).
così conclude padellaro il suo editoriale dello scorso 30 dicembre: <<...la progressiva scomparsa dell’appartenenza come collante del consenso potrebbe non essere un guaio, se costringesse i leader dell’opposizione a cambiare musica e a occuparsi dei propri elettori. Ma forse chiediamo davvero troppo>>.
probabilmente il problema è proprio in questo: la sinistra (o l'opposizione) sembra avere troppi leaders, spesso in contrasto tra loro, incapaci di dare una direzione univoca ai loro programmi, questi ultimi tutti incentrati su un ormai superato, stantio, inefficace e monotono antiberlusconismo.
io, disinteressato ai fili invisibili della politica locale e semplice osservatore (senza scopo di lucro), vorrei solo avere un motivo valido per recarmi alle urne.
ma forse chiedo davvero troppo...

domenica 22 novembre 2009

say hi to kim

ecco, io non sono propriamente un blogger.
scrivo occasionalmente su questo foglio virtuale, lo macchio di parole digitate da una tastiera.
di certo non può essere considerato un diario. forse è solo come quei blocknotes che molti portano in tasca con una penna ed ogni tanto ci imprimono qualche parola, qualche frase, qualche pensiero sciocco...

(non so perchè sto scrivendo in questo momento e so perfettamente che ciò che sto scrivendo non è davvero quello che voglio scrivere).

ho iniziato così: ecco, io non sono propriamente un blogger.
ma ho imparato che i blog fanno paura.

mi ha colpito profondamente una notizia.
la morte di una giovanissima modella sucoreana, kim daul, suicida nel suo appartamento di parigi lo scorso giovedi 19 novembre.
kim aveva, come tanti milioni di persone, un suo blog. i titoli dei suoi ultimi post iniziavano tutti così: "say hi...".
il giorno prima di suicidarsi ha postato un video con un brano musicale che in questo momento sto ascoltando.

non conoscevo kim, non mi interesso di moda. sono venuto a conoscenza del suo blog leggendo la triste notizia quasi per caso.
eppure la prima cosa che mi è venuta in mente dopo aver letto il pezzo è stata di visitare il blog della ragazza sucoreana.

kim, una perfetta sconosciuta che si è insidiata nel mio quotidiano.

ho pensato: "lei il 18 novembre ha postato un video da parigi, lo stesso giorno io lavoravo a centinaia di chilomentri di distanza. il 19 lei si è impiccata, io ero sempre al mio posto".

(continuo a non dare un senso a questo post).

sono due giorni che penso a questa ragazza, senza essermi mai domandarmi i motivi del suo gesto, senza nemmeno chiedermi che tipo di vita facesse.
il fatto è che ci sono cose che colpiscono. a volte senza un senso preciso.
non riesco a spiegarmi perchè ci penso, eppure sono stravolto.

sono stravolto perchè ho visitato ed anche adesso posso visitare il blog di kim.
ma lei non c'è più.
questo mi stravolge, non so perchè.
non è certo la prima volta, forse non sarà l'ultima.

internet riesce a rendere le persone eterne?

domenica 1 novembre 2009

appunti di viaggio (dove ero?)




16ottobre2009 - ore22.00circa (..intreno..)









mentre tedesche piene si godono il loro inizio weekend fatto di becks gold e di rutti soffocati, io inorridisco ma non vorrei essere in una situazione migliore.
penso sempre "se e solo se".
ma si sa, lo sto dicendo da un bel pò, noi italiani facciamo casino (senso di inferiorità o meno dei tedeschi socievoli - generazioni future senza SOVIET).

venerdì 11 settembre 2009

...i miei "aiuto" saranno ancora salvati?

settembre, l'anno nuovo...

"...il resto viene sempre da sé!"

venerdì 4 settembre 2009

la storia dell’imbelle che credeva di poter acquistare il mondo con le sue parole di odio (pomeriggio invernale)

il giorno in cui ho conosciuto charlie è stato un qualche inverno di un qualche anno fa.
ero con mia madre in una libreria per comprare chissà cosa, avevo 15 anni (forse), ed ero convinto della mia condizione di disadattato sociale (e perciò pseudo-rabbioso e ribelle al sistema che in realtà mi aveva incastrato...di questo, naturalmente, me ne accorsi tanto tempo dopo!)…
dicevo, quando ho conosciuto charlie avevo 15 anni (forse) e si è materializzato sotto forma di mozziconi di sigarette (cioè la copertina del suo libro era piena di mozziconi di sigarette - pensavo fosse una scelta ben precisa dell’editore).
e così -colto da improvviso, delirante e fulminante ideale sogno di giovane ribelle- quel giorno ho deciso di acquistare quel libro.
poi, dopo averlo letto la prima volta, mi chiesi cosa stesse cercando charlie da me, perché si era intrufolato come un ladro nella mia stanza e se si era reso conto che le sue poesie non volevano dire nulla.
così, al tempo stesso, mi sono convinto che erano anche i più bei versi del mondo, perché -pensavo- "...dovevo pur fare qualcosa di diverso". rispetto a cosa non si è mai saputo.

(una volta ho letto l'infinito di leopardi, completamente ubriaco, mentre ero seduto sul sedile posteriore di una macchina lanciata a folle velocità, aiutandomi nella lettura con le luci della tangenziale).
(naturalmente tutto ciò non ha senso)

il mio charlie ho imparato ad apprezzarlo solo qualche tempo dopo - e cioè quando decisi che era il tempo di capirlo; colto da sublime ispirazione ho riperto quel libro insensato e ho conosciuto la profondità del dio-matador e del prete-taurino svaniti e risucchiati nella sua e - colti impreparati dalla degenerata alcolicità di quell’arena che non apparteneva loro, di quella chiesa sconsacrata in qualche postaccio, laggiù nei bassifondi di los angeles, california, usa…
finalmente ho avuto tra le mani uno scrittore che amava prenderci in giro, stupidi lettori affascinati da quella vita miserabile (e che eravamo pronti a liquidare con qualche giudizio trallalerò trallalà).

così ho capito il vero problema di charlie: ma non è necessario che lo dica perchè sarebbe altrettanto miserabile e banale (un bel guaio) giudizio; io non ho mai saputo giudicare, questa è la verità.
perchè forte è il rischio di apparire (essere) scontato ma altrettanto vero è camminare per strada e trovarsi tra gli zombie (e forse farne parte)…

(naturalmente non ho detto niente, me ne vado… mi sento banale)

venerdì 28 agosto 2009

portavamo le camicie aperte...

..come kurdt kobain, fino al giorno in cui soffocati da una cravatta ci siamo visti allo specchio.
pensavamo di non dover crescere mai (o di dover crepare subito) e invece l'abbiamo fatto.

abbiamo negato, abbiamo imparato, abbiamo aspettato.
abbiamo amato, abbiamo pianto, abbiamo cambiato pelle.
abbiamo odiato, abbiamo creduto, abbiamo perdonato.
non abbiamo mai pensato di far male a qualcuno nella stessa maniera in cui abbiamo sofferto per un dolore che ci ha insegnato a comprenderci (a compatirci?).

la nostra personale ed immaginaria frances farmer non ha avuto la sua rivincita su seattle semplicemente perchè noi ci siamo arresi prima?
non lo sapremo mai perchè ci siamo dimenticati di cercare la risposta ed ormai è troppo tardi.
eppure è vita!
no, senza rancore, guardare indietro non significa vedere cosa eravamo ma compredere le nostre scelte.
e se i bivi impognono scelte, un animo forte non si autoccomisera e non si piega su se stesso per confessare i suoi "se" e i suoi "ma".
la colpa non sia il rimpianto, la paura non sia di aver scelto male!

siamo ciò che siamo perchè l'abbiamo deciso noi.
per il resto, cos'altro potremmo dire? all apologies...

mercoledì 26 agosto 2009

05,45

esattamente il tempo di una canzone, il tempo per scrivere questo post...
pensando che niente può andar male se davvero non lo vogliamo.
avere la forza di reagire e al tempo stesso sentirsi deboli.
mentre il mal di testa non è dovuto a qualcosa che hai bevuto la sera prima, ma solo ai problemi che affollano i tuoi pensieri, quelli che non riesci a decifrare, gli stessi che talvolta ti hanno portato lontano durante le notti insonni, ora sembrano chiedere il conto.
come posso ripagarli? e di cosa, poi?

<<..short love with a long divorce..>>

agire nel nero della nostra anima non è male se solo si è in grado di restare estranei a quello che accade intorno, guardare altrove mentre lo sguardo meccanicamente cerca di fissare un punto che non vogliamo scorgere, come un saluto non dato, come un grazie mai detto, come un ...
e poi non c'è molto altro da dire, solo far passare altri cinque minuti, quasi sei...
come in questo momento, adesso, ora!

<<..and i'm sorry if i dissed you..>>


lunedì 24 agosto 2009

no, no e no...


no, no e no!

oggi non vi alletterò (o disgusterò) con le mie geniali ispirazioni da scrittore malriuscito e sfortunato.
oggi voglio parlare senza una ragione e senza un filo logico.

(nell'immagine: d'alema, seduto sul retro, finge disinteresse allo scontro tra bersani (sx) e franceschini (dx) durante la festa pd a genova).

per esempio, stamattina mi stavo recando a lavoro e avevo la radio sintonizzata sul grp (giornale radio parlamento per i profani).
era il momento della rassegna stampa ed ho beccato al volo l'intervista al mio squalo preferito, l'on. nicola latorre (luogotenente del reuccio con i baffetti), sull'odierno numero de 'la repubblica'.

oggetto: la festa del pd di genova.
problema: è disegnata ad hoc per franceschini e d'alema non potrà fare la premiere dame.
soluzione: non c'è perchè il problema è falso.
spiegazione: d'alema fa il broncio, si lamenta perchè non ha spazio, ma -a ben vedere- perchè dovrebbe averlo? non è candidato e si limtia nel suo gioco preferito: tenere le redini dietro il palcoscenico.

qualche stralcio dall'intervista a firma goffredo de marchis: «...E' Nicola Latorre, dalemiano di ferro, sostenitore di Pierluigi Bersani a innescarela miccia. "Ho letto il programma della festa e il quadro mi sembra chiarissimo. Ai dibattiti principali sono stati invitati solo gliuomini di Franceschini, con Tremonti, se andrà, discute Fassino che mi risulta il coordinatoredella mozione del segretario. Con Fini si confronta Franco Marini che appoggia Dario e con Schifani il duello lo farà Antonello Som, un altro franceschiniano doc. Più chiaro di così...».

no, no e no! veramente non ci è chiaro.
cioè, il pd ci ha abituato alle aspre lotte intestine che spaccia come sintomo di 'eccesso' di democraticità interna.
è il motivo per cui non sarà mai in grado di governare il paese. è il motivo per cui, finchè il plenipotenziario di gallipoli non si dedicherà all'otium, il pd sarà sempre un'arena (e nemmeno da colosseo, quanto da circo..).
la militanza, tutta fondata su un antiberlusconismo ormai logoro e fine a se stesso e che lascia intravedere solo la miopia dei dirigenti della sinistra, si è ridotta (per i 'tesserati') ad una farsa in cui le primarie rappresentano una messinscena per decidere su uomini mai nuovi, senza idee e -purtroppo- senza personalità politica (o semplici affaristi della politica).
massimo fini, gran disgraziato, forse ha ragione quando afferma che la democrazia è il governo dei mediocri, degli uomini piccoli, incapaci di essere 'statisti', bravi solo a coltivare il proprio orticello.
ma qui divaghiamo troppo. sforare nella 'filosofia' e nella genesi dei regimi democratici trasformerebbe questo post in una serie di insulti e lanci di pomodoro.

andiamo avanti nel pezzo: «..."D'Alema (povero! ndr) non sarà intervistato da solo". (...) Nelle ultime quattro feste nazionali del partito D'Alema ha sempre avuto la vetrina dei big, cioè un'intervista diretta, a voce sola, la sua. E successo a Milano (2005), a Pesaro (2006), a Bologna (2007) e persino a Firenze lo scorso anno, in piena era veltroniania, quando da festa dell'Unità l'appuntamento aveva già cambiato nome e partito di riferimento diventando la celebrazione estiva del nuovo partito democratico. Un trattamento di riguardo giustificato dalla caratura del personaggio (anche quando non aveva incarichi di partito) e dal prosaico interesse degli organizzatori: la serata con D'Alema, ma solista, riempie gli stand, i ristoranti, le pizzerie, i bar e la sala del dibattito scaldando militanti.. (...) Stavolta invece l'ex ministro degli Esteri finisce apparentemente in quello che nella boxe si chiama sottoclou, un match di contorno. Su questo argomento Latorre, mentre D'Alemna ancora veleggia a bordo di lkarus, si limita a un "no comment"...».

no, no e no!
il problema è proprio questo: che d'alema veleggia sull'ikarus, e come il personaggio mitologico, rischia di avvicinarsi troppo al sole. sappiamo tutti che l'auspicio tarderà ad avverarsi.
ma liberarsi di d'alema, per il pd, sarebbe solo un guadagno. almeno secondo me che di politica non ci mastico una parola!
anche se, oltre lui e il suo modo di intendere la politica, non sembra esserci nessuno in grado di poter prendere in mano il partito e di farlo decollare.
e, finchè la 'democrazia dei mediocri' continuerà ad essere il migliore dei sistemi possibili, non ci resta che aspettare l'arrivo di uomini (o dell'uomo?) straordinari(o).

nel frattempo, rebus sic stantibus, sull'asse maglie-gallipoli pare decidersi il futuro dell'italietta!

venerdì 21 agosto 2009

i pessimi gruppi ed i pessimi concerti cui assiste un collega..

(dialogo)

"salve, festeggio il mio bar mitsvah, mazel tov!"
"hai 39 anni..."
"e vuol dire che festeggerò il terzo..."
"perchè sei antisemita?"
"non sono antisemita e, contrariamente a quanto tu possa pensare, non ho nulla contro gli ebrei"
"tu sei uno di quei gentili che nominano sempre l'olocausto minimizzandolo"
"non è vero, non ho mai negato l'olocausto..."
"ho detto minimizzarlo, non negarlo, ti ho beccato..."
"non mi interessano le teorie dei lefabvriani nè quelle dei pompieri che gettano acqua sul fuoco...a proposito, ma quel 'gentili' lo colleghi ai 'goysh'?"
"no, lo collego a..."
"ok, ok, come non detto! non continuare? a proposito, chi è che disse che l'occidente è una civiltà superiore?"
"lo sai benissimo"
"può essere..."
"gli arabi hanno una cultura elevatissima...sono gli arabi attuali che la stanno rovinando"
"già, con tutti quesi soldi...ah, quasi dimenticavo, non ho mai conosciuto un ebreo in vita mia, come potrei odiarlo?"
"potresti farlo per partito preso come molti altri"
"che sciocchezza...sarei troppo pigro per farlo"
"appunto, come se ne conoscessi qualcuno...io penso che siano i comunisti a straparlare dell'olocausto, e non gli ebrei, per demonizzare le destre, qualunque esse siano"
"sai cos'è...tu sei anticomunista molto più di quanto io potrei, bada bene, potrei essere antisemita! cosa che, ovviamente, non sono..."
"certo, certo...ricordi come si chiamava quel tipo per cui lavoravamo all'inizio della nostra carriera?"
"si, perchè?"
"è diventato anche scrittore ed è uscito il suo ultimo libro..."
"ah si? e come si chiama 'i miei ex collaboratori sono dei fruttivendoli'?"
"no, peggio...si chiama 'la forza delle idee'..."
"caspita...mettiti addosso un maglioncino, sto passando a prenderti"
"ubbidisco".

click!

giovedì 20 agosto 2009

narke

vorrei accendermi un sigaro.
lo fisso intensamente. accanto alla ghigliottina e ai fiammiferi.
fortunatamente so resistere ai miei piccoli vizi.
per distrarmi penso all'ultimo libro che sto leggendo. si, mi sta piacendo molto. era parecchio tempo che non leggevo un buon libro. era parecchio tempo che non leggevo con entusiasmo.
il mio comodino è un cimitero di libri iniziati e mai finiti; di altri che sanno ancora di nuovo (e che sovente sfoglio tenendo il naso appiccicato alle pagine fresche); di altri che mi propongo di leggere quando i tempi saranno maturi.
ho un pessimo rapporto con i libri. la mia pseudo-cultura da autodidatta mi ha solo ricambiato il favore con scarsi risultati intellettuali.
forse ritengo la cultura una cosa talmente elitaria da credere di doverne restarne escluso in quanto volgare paria.
mi verso un bicchiere di succo di mela verde e apro il giornale di ieri.
ho sempre pensato ad un mondo in cui...no, no, meglio di no, potreste rubarmi l'idea del mio prossimo racconto, forse del mio primo romanzo.
sarebbe anche ora!
ho perso il treno una primavera di qualche anno fa, quando un amico editore aveva creduto in me e mi aveva dato un piccolo acconto per scrivergli una serie di racconti senza molte pretese.
l'idea era di pubblicarne almeno una decina.
non riuscì a completarne uno e, tra bozze e incipit, non riuscì ad arrivare a sei racconti.
pazienza! ma ringrazio il cielo che il mio amico ha trovato uno più sveglio di me e il nostro rapporto è rimasto immutato.
abbiamo sempre tacitamente pensato che quell'acconto altro non era (ed è) un prestito. un giorno, chissà, gli renderò il maltolto.
è dura rimanere felici, per questo mi sforzo di essere ottimista. pensare non costa nulla, non farlo altrettanto.
agire è una gran noia, ma con un piccolo sforzo tutto sembra essere a portata di mano.
il pregio di un ottimista non è vedere il bicchiere mezzo pieno, ma più semplicemente quello di vuotarlo e aver di che riempirlo (pur sapendo che il frigo è vuoto).
ovviamente solo la metà.