sabato 19 maggio 2012

l'errore del bombarolo...

tutti straparlano della devastante esplosione davanti una scuola di brindisi che ha ucciso una studentessa e ne ha ferite altre sei.
l'avvicinarsi del 23 maggio, la presenza della carovana antimafia di 'libera' a pochi chilometri dal capoluogo dell'alto salento, l'attentato al presidente di un'associazione antiracket di mesagne, la provenienza dallo stesso paese del collaboratore di giustizia che ha consentito l'ultima rumorosa retata negli ambienti della sacra corona unita, ha fatto subito gridare alla matrice mafiosa -poi calmierata dal ministro dell'interno- del drammatico evento.
allora voglio straparlare anche io.
chi ha commesso tale gravissimo atto avrebbe dovuto avere la decenza di completare l'opera, sistemando un altro ordigno a pochi metri da attivare due ore dopo la prima esplosione.
avremmo assistito in diretta alla morte di chi, con la scusa di informare e di documentare, sta già sbranando i resti mortali della povera sedicenne e non vede l'ora, magari, di dare per primo la notizia che "purtroppo anche la ragazza gravemente ustionata non ce l'ha fatta!".
per poi recarsi senza alcun indugio sotto casa a raccogliere le lacrime dei familiari per sbattercele in faccia durante l'ora di cena.

dimenticavo. per me non si tratta di mafia.

venerdì 4 maggio 2012

t2s intervista t2s..


d: "la foto del tuo profilo ricorda quel famoso film in cui c'era un fantasma senza testa che vagava spensierato per le strade del paese nelle ore serali"
r: "effettivamente è quello che hanno pensato tutti stando al sondaggio commissionato al vate mannheimer"
d: "come hai fatto a scrivere correttamente mannheimer?"
r: "ho aperto gogol e ho cominciato a digitare manneh.."
d: "sei un grande! io non ci avrei mai pensato"
r: "male, molto male.."
d: "ora passiamo alle domande più frivole: quanti errori politici hai commesso nella tua vita?"
r: "direi tre"
d: "il più grave?"
r: "mah, direi il terzo"
d: "quindi tu rappresenti l'eccezione della regola secondo cui dagli errori si impara"
r: "infatti. l'errore deve essere sempre più grande altrimenti non c'è gusto"
d: "il terzo errore è un pò come il corrispondente segreto di fatima, possiamo svelarlo?"
r: "certo che si: ho votato motivando la mia scelta in perfetta coerenza antitetica"
d: "cioè?"
r: "ti faccio un esempio: oggi non voto te perchè hai un braccio più corto dell'altro, domani ti voto perchè il tuo avversario è amico di uno che mi sta sulle palle"
d: "quindi profonde motivazioni ideologiche"
r: "certamente. è il metro che d'ora in poi utilizzerò quando mi recherò alle urne"
d: "ma tu non avevi detto che una cabina elettorale non fa la democrazia?" 
r: "infatti. ho detto molte cose, quasi tutte sciocche ma ragionevoli"
d: "e quindi?"
r: "e quindi non cambia una virgola. io vado a votare perchè voglio riempire la mia scheda elettorale con i timbri della sezione e ritirare il premio quando la completo"
d: non c'è un premio se completi la scheda elettorale"
r: "ah..."
d: "ci sei rimasto malissimo. mi spiace. ma ora cambiamo argomento perchè voglio sbrigarmi per andare a bere la birra"
r: "si, si!"
d: "qual è la tua ultima ossessione"
r: "penso i porti"
d: "ti piace andare a mare?"
r: "no, affatto. mi piacerebbe più andar per mare. odio la spiaggia, esprime un senso di immobilità che contrasta con l'eterno movimento dell'acqua"
d: "questa te la sei preparata da tempo"
r: "si, non rompere i coglioni. però ho oggettivamente ragione"
d: "questa intervista si sta dilungando troppo. ultima domanda: che fai stasera?"
r: "vado a bere la birra. sei invitato, pago io"
d: "che buona la birra!"

giovedì 3 maggio 2012

elogio del dr. pira (con citazione)..

circola nelle ultime ore la notizia di un uomo barricato in una sede periferica dell'agenzia delle entrate che minaccia di togliersi la vita con tanto di ostaggio al seguito.
leggere i giornali diventa sempre più noioso.
per fortuna i giornali non mi interessano, a me piace la birra!

lunedì 30 aprile 2012

1, 2, 3 maggio..

e così domani è primo maggio.
per un giorno e un giorno solo il tripartito sindacale scatterà la sua foto sul modello ormai noto come "abc" (l'altrettanto tripartito politico che regge il governo dei professori e dei banchieri).
a far da padrino, al posto dell'impettito premier, il sindaco di roma. solo che quest'ultimo, invece di tener le braccia ferme e immobili lungo i fianchi, brandisce un conto di 240mila euro.
dopodomani è 2 maggio.
i giornali osserveranno un giorno di riposo.
il 3 maggio non si potrà pretendere che i lettori abbiano ancora memoria e io sarò troppo occupato a procacciarmi birra!

sabato 28 aprile 2012

beppe grillo e il popolo d'italia..

un insospettabile benito mussolini scriveva, nel luglio 1920, sul 'popolo d'italia' che "...tutte le altre associazioni, tutti gli altri partiti, ragionano in base a dei dogmi, in base a dei preconcetti assoluti, a degli ideali infallibili, ragionano sotto la specie della eternità per partito preso. noi, essendo un antipartito, non abbiamo - si passi il pasticcio - partito preso...".
per essere antipartito, dunque, non bisogna aver dogmi, preconcetti assoluti, ideali infallibili ed eterni.
dormiremo sonni tranquilli il prossimo 28 ottobre! grillo non ha i requisiti per marciare verso la capitale con i suoi fedayn.

venerdì 9 marzo 2012

nessuna resa..

(sempre più convinto che bisogna ricordare le date di nascita e non quelle di morte...per il resto, la speranza, potete chiamarla come volete!)


B.S. - march 09, 1954

lunedì 5 marzo 2012

le lacrime di putin e il partito democratico..

brutta grana, quella delle primarie palermitane, per la dirigenza del partito democratico.
sventolate sotto il naso dell'opinione pubblica quale estremo rimedio democratico, eccole sempre più trasformate in cruenti lotte intestine e certificate con il bollo notarile del popolo sovrano.
ben fa rita borsellino a chiedere il riconteggio delle schede. e dio l'assista.
se i dati saranno confermati oltre al danno vi sarà la beffa: democraticamente partiti, sovieticamente finiti.


lunedì 27 febbraio 2012

morte violenta dell'uomo che sputò in aria e gli tornò in faccia...

l'italia è quel paese dove un manifestante si arrampica ad un traliccio dell'alta tensione, resta folgorato, precipita e va in coma. e la colpa è della polizia.
l'italia è quel paese dove un manifestante si arrampica ad un traliccio dell'alta tensione, resta folgorato, precipita e va in coma. e per tale motivo i lavori dell'alta velocità devono essere sospesi.
i conti non mi tornano e il cannibalismo che "taluni personaggi" stanno ponendo in essere con il solo scoop di gettare benzina sul fuoco è quantomeno becero.
il rispetto per un uomo in coma passa in secondo piano. quel che conta è divorarne i resti umani in bilico tra la vita e la morte.
la storiella è sempre la stessa: come quella del manifestante libero di scagliare un estintore verso una campagnola dei carabinieri in panne.
la dietrologia porta a dire: se quel manifestante avesse avuto la brillante idea di non eccedere nel suo "diritto di manifestare" (il buon senso in italia è sempre una vittima sacrificale della sciocca democrazia) adesso non sarebbe in una pozza di sangue o spiaccicato a terra dopo un volo di parecchi metri.
sulla vita umana non si sputa. ma sarebbe buona cosa anche non sputarsi addosso.

martedì 21 febbraio 2012

non c'è il poi..


era un sonnacchioso tardo pomeriggio di un sin troppo freddo lunedi di febbraio. o forse era un martedi.
eravamo seduti uno di fronte l'altro e stavamo finendo la terza pinta di birra chiara.
io avvertivo ormai l'impellente bisogno fisiologico di liberarmi da tutti i mali.
ma sul più bello mi trovai costretto a stringere i denti.
"sai cosa?"
sai cosa? è esattamente il tipo di domanda che non vorrei mi fosse mai posta.
non potevo urlare 'no, cazzo, non lo so cosa' e così mi limitai a tirare l'ultimo lungo sorso dal mio bicchiere e fare un cenno alla cameriera per un altro giro.
intanto aveva ripreso a parlare.
"mi domando spesso se abbia mai pensato, anche solo per un minuto, di amarmi".
era insopportabile. non mi rimase che lanciargli una serie di rapide e feroci occhiate: un modo come un altro per dimostrargli affetto, pietà, comprensione e indifferenza.
la cameriera passò accanto al tavolo, afferrò il bicchiere vuoto e ne posò uno colmo di biondo nettare. diedi subito un bel sorso.
"e cosa te ne faresti anche se fosse accaduto?"
"niente. forse semplicemente avremmo avuto qualcosa in comune".
si alzò e si diresse verso il bagno.
rimasi per qualche secondo con la bocca aperta, poi alzai lo sguardo verso il televisore proprio nel momento in cui gli avversari andarono in rete e un gruppo di studenti ubriachi iniziò ad urlare di gioia.

venerdì 17 febbraio 2012

questo ricordo non vi consoli..



("non maleditemi non serve a niente tanto all'inferno ci sarò già..")

lunedì 13 febbraio 2012

lezioni dalla città - urbanistica/3




il lungomare di bari, fiore all’occhiello della gestione ministeriale di crollalanza, a distanza di 80 anni sembra essere tornato di moda in una città che, negli ultimi decenni, aveva preferito estendersi nell’entroterra quasi a voler simboleggiare l’abdicazione al suo naturale connubio con il mare.
il tumultuoso progresso urbanistico ed edilizio, molto spesso e a suon di varianti con buona pace di quaroni, sembra aver recentemente perso –secondo le dichiarazioni del presidente locale dell’associazione costruttori– smalto  e vigore economico.
quel tumulto, tuttavia, è riuscito a “regalare” alla nostra periferia (dalla snob poggiofranco sino al dimenticato san pio, passando per santa fara e santa caterina) intere fortezze di cemento, simbolo di una città che, spacciandosi per ambiziosa area metropolitana, si riduce ad essere un grande paese di provincia che insegue il suo destino fatuo e senz’anima.
immaginiamo, ora, una passeggiata virtuale da quel nodo di terra che congiunge il san paolo a san girolamo sino al raccordo che collega san giorgio alla spina dorsale delle nostre arterie stradali. in mezzo la fiera del levante, il liceo orazio flacco, il porto vecchio, gli squadrati e fascistissimi palazzi istituzionali.
i segmenti radicali di questo percorso sono recentemente balzati agli onori della cronaca. la parola chiave è “riqualificazione”.
ecco quindi l’idea di dare nuova linfa al litorale sud della città e, in particolare, alla serpentina che ingoia il triangolo parco perotti – japigia – san  giorgio.
applaudiamo calorosamente l’iniziativa perché, dopo le grancasse suonate dall’amministrazione comunale in occasione dell’abbattimento di punta perotti, qualche dubbio aveva lasciato la scelta di fermare all’episodico tritolo l’azione “repressiva” contro l’abusivismo edilizio.
superato il parco, infatti, ci si imbatte in un’articolata storia suburbana intrisa di degrado e miseria umana, di prostituzione e occupazione illecita di strutture pericolanti.
al sentito applauso, che dovrebbe sfociare in un “concorso pubblico di idee” per la riqualificazione dell’area, si deve però registrare l’amara “confessione” dell’assessore comunale all’urbanistica: «stiamo cercando di capire caso per caso – ha detto al “corriere del mezzogiorno” di ieri elio sannicandro – quali sono le costruzioni regolari e quelle invece abusive. poi comincerà la fase del dialogo con i proprietari, anche se in alcuni casi diventa difficile. Alcuni sono emigrati anche all’estero e di queste proprietà ormai non se ne occupa più nessuno».
una storia già vista: all’oblio si aggiunge la negligenza consumata nel tempo dalle amministrazioni comunali alla guida della città.
tuttavia, mettendo da parte ogni (pur legittima) polemica, auspichiamo che la procedura di riqualificazione non venga stritolata dalla lentezza della macchina burocratica.
abbiamo tutti negli occhi la vaporosa vicenda del c.d. "waterfront" di San Girolamo: bando pubblico del luglio 2008 e aggiudicazione nel maggio 2009.
all’alba del 2012, nonostante pomposi quanto sterili annunci di regime, alla periferia nord della città si continua ad attendere al riparo di casermoni in stile architettonico sovietico che mortificano la dignità umana. ma anche il tentativo di immaginare un futuro davvero sostenibile.
(www.paginaprima.it)

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puntate precedenti:

lunedì 6 febbraio 2012

storie vaghe indegne di morale (#0)


avevo due padroni. uno si chiamava dio, l’altra follia.
un giorno dio mi disse: “ti allontani dal giardino dell’eden: non sei degno al mio cospetto”.
il giorno successivo follia mi disse: “sii riconoscente verso questo giardino perché i frutti ti appartengono”.
il primo grondava sterile rancore, la seconda livido egoismo.
il terzo giorno imparai la pietà.

giovedì 19 gennaio 2012

trinacria, come sei bella..

Sai cos’è la nostra vita? La tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse stiamo ancora lì e stiamo sognando” (Leonardo Sciascia, Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia, 1977).

Ho un legame particolare con la Sicilia, con la sua storia, i suoi scrittori e la sua cultura.
E, diciamocelo senza chiose radical-chic, con la sua enogastronomia.
Da quanto si apprende sui giornali l’Isola ha inaugurato i suoi Vespri in salsa global-economy mettendo in piedi un vasto movimento di protesta: “Forza d’Urto”.
Il tam-tam, come capita spesso nella generazione 2.0, si è diffuso viralmente sui social network.
Sul quotidiano “La Sicilia” si legge che l’iniziativa coinvolge autotrasportatori, il c.d. “Movimento dei Forconi”, pescatori, piccoli imprenditori, commercianti e che vanno moltiplicandosi le adesioni, tanto che i punti di raccolta dei manifestanti (diffusi in strade, autostrade, porti e zone nevralgiche delle città) sono numerosi: se lunedi vi erano 26 presìdi, nella giornata di martedi il numero è almeno quadruplicato e molti esercenti hanno deciso di abbassare le saracinesche in segno di solidarietà con la cosiddetta “Operazione vespri siciliani”.
Se così va delineandosi il piano d’azione, le richieste si agganciano alla necessità di ottenere più infrastrutture e sgravi sul caro-gasolio, tasse e costi delle aziende nonchè di creare una ‘Zona franca’.
Il movimento di protesta, che sta accogliendo tantissimi favori sulla rete, sembra essere accompagnato da quel patologico fenomeno italiano per cui – al furor di popolo – deve assolutamente aggrapparsi il politico di turno.
E, come fuoco di fila, è arrivato il plauso e il sostegno di Gianfranco Micciché (“Grande Sud”), Marcello Dell’Utri (forse alla ricerca di nuovi “eroi”) e “Forza Nuova”. Non scivoleremo, tuttavia, nel deserto arido e sterile delle “facili” polemiche.
La riflessione è altra.
La storia ci ha raccontato la Sicilia come una terra di conquista, culla delle contaminazioni normanne, arabe e cristiane, punto di non ritorno (tra luci ed ombre) della risalita anglo-americana verso Berlino durante il secondo conflitto mondiale, ardente di ambizioni e sogni secessionisti.
E’ la storia bellissima di una medaglia a due facce, quella della Trinacria: da sempre rigurgita nell’isola un ribellismo puro, incontaminato, mai domo. Da sempre qualcuno tenta di alimentarlo per poi spegnerlo a giuochi fatti.
È partita la carovana dei forconi – ha commentato lo storico siciliano Giuseppe Casarrubea – sappiamo dove vanno, ma non conosciamo chi li spinge”.
Restiamo, ancora un pò, alla finestra.

giovedì 12 gennaio 2012

vedi bari e poi muori..

il capoluogo pugliese è balzato agli onori della cronaca (nera) negli ultimi giorni tracciando un cerchio di morte e disperazione culminato nel gesto estremo del suicidio. 
l’ultimo è quello dei coniugi de salvo strozzati dall’impossibilità di potersi permettere un tetto. 
i media hanno ricamato sui giornali la favola triste dei disperati, degli ultimi, dei senza dio, costretti ad una vita di povertà e solitudine. 
gli esperti hanno denunciato il rischio (già concreto) di emulazione. 
la politica ha solidarizzato, per carità, cercando altrove le responsabilità o raccontandoci prontamente che era stato fatto il possibile (per quanto di loro competenza). 
tra qualche giorno tutto finirà nel dimenticatoio. Lo spettacolo deve andare avanti. 
almeno sino alla prossima portata sulla tavola imbandita della comunicazione al servizio della demagogia. 
e intanto? 
intanto una massa indistinta di gente che non riesce ad arrivare a fine mese si incammina incerta e zoppicante verso un futuro sempre più avvolto dalla nebbia promanata dalla fitch rating di turno. 
intanto a santa fara, a poggiofranco, a santa Caterina si innalzano cattedrali di cemento superaccessoriate (magari inizialmente destinate alle forze armate impegnate nella lotta alla mafia ma poi stranamente abitate da prestigiosi uffici e benestanti concittadini).
intanto per la riqualificazione (“waterfront” lo chiamano, per farci sbalordire!) degli alloggi popolari di san girolamo (anno del signore 2008) la burocrazia sonnecchia. 
intanto i nuovi poveri strozzati dagli affitti sono in arrivo. la polizia cominciasse a lucidare stivaletti, scudi, elmetti e manganelli: seguiranno sgomberi di abusivi dagli alloggi iacp!
intanto la “questione edilizia” viene romanticamente affidata al destino: nella città dei costruttori, intruppati nell’uno e nell’altro schieramento politico, non è tempo di agire. 
e nemmeno di capire. 
la crisi del mattone, poveri, fa piangere anche i loro bilanci!

domenica 1 gennaio 2012

dal presidente operaio al presidente sindacalista..


Avevamo salutato con tiepido ottimismo il discorso del Presidente Napolitano del 2010, allorquando sembrava esser riuscito nell’ardua impresa di solleticare nei giovani italiani la voglia di rivalsa.
È passato un anno politicamente ed economicamente complesso e così quell’auspicio si è trasformato in una drammatica presa di coscienza.  
Ci saremmo quindi aspettati un discorso più pragmatico. 
Ed invece, ahinoi, ci ritroviamo a condividere le parole del pagano Calderoli, secondo cui, dato il curriculum del titolare del Quirinale, il Presidente della Repubblica “avrebbe potuto fare un esame di coscienza su quello che non si è riuscito a fare fino ad oggi”. 
Certamente possiamo replicare all’ex Ministro leghista che non conviene parlare di quello che “non si è riuscito a fare fino ad oggi”, dato che sino a ieri avrebbe dovuto (anche) farlo il Governo di cui era parte. 
Ma questa è un’altra storia. 
Le parole chiave di Napolitano sono quelle già sentite da Mario Monti: sacrifici, rigore, crescita.  In sottofondo l’ormai sbiadito ricordo del 150° anniversario dell’unità nazionale.
Nulla di nuovo sotto il cielo di un’Italia che si apprestava, statistiche alla mano, ad un cenone di fine anno divenuto semplice cena. Ma ciò che più ci ha colpito del discorso del primo cittadino italiano è stato il lungo deja vù con cui il Presidente ha simbolicamente trasformato la scenografia istituzionale in una officina operaia. 
Non è infatti passato inosservato il richiamo “gentile” ai sindacati, invitati a ricordare il periodo storico in cui furono capaci di “esprimere slancio costruttivo, nel confronto con ogni realtà in via di cambiamento, e anche di fare sacrifici, affermando in tal modo, nello stesso tempo, la loro visione nazionale, il loro ruolo nazionale”. 
Vedremo come reagiranno i tre moschettieri, nuovamente a braccetto sotto l’egida del dictat “o noi o le lobby” che per un attimo ci ha riportati al tempo in cui o si era con Lui o contro di Lui. 
Sul punto, da par nostro, suggeriamo alla Camusso di cambiare parrucchiere. 
Alla fine della corsa rimane dunque un senso di smarrimento affogato con solerzia in un piatto di spaghetti alle vongole. 
Domani è un altro giorno.


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