martedì 19 luglio 2011

memorandum per il 19.07

"La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità..." - Paolo Borsellino

giovedì 14 luglio 2011

anziani che parlano della caduta di contador al tour in un assolato tardo pomeriggio di paese..

l'estate scivola sbadatamente ora tra mille crucci ora con eccezionali stati di pigrizia.
soffro molto il caldo e quindi non ho particolare entusiasmo verso questo periodo climatico.
ma nemmeno mi auguro che volga rapidamente al suo termine.
certo, in giornate come questa -in cui bari (e il meridione in generale) scotta come acciaio rovente- è piacevole cercare refrigerio (piuttosto che nell'aria condizionata e piuttosto che in una giornata di mare) nelle numerose maledizioni lanciate a quelle fredde giornate invernali, magari ritmate dalla cadenza della pioggia.
in un modo o nell'altro è il corso della storia che ha ragione, quindi occorre portare pazienza e aspettare che il prossimo telegiornale annunci un ribasso delle temperature.
intanto noi sottoscritti approfittiamo di un afoso pomeriggio in studio per bearci dell'attuale stato di pigrizia che ci costringe e che, tuttavia, benediciamo!
già, questi giorni ci sembra di impazzire e andare fuori di senno, capita di pensare male una cosa e farne distrattamente un'altra (con ogni nefasta conseguenza in ordine alla nostra sanità mentale proiettata verso l'esterno) oppure di eccellere nella già riconosciuta arte dell'oblio (dimenticare cose, dimenticare nomi, dimenticare appuntamenti, dimenticare regole, dimenticare maniere).
ma la nostra fortuna è che chi ci gravita intorno, amici comprensivi e amorevoli, riesce a rendere meno devastante questa nostra disgrazia umana e farne invece un lodevole punto di forza da incorniciare nel perimetro delle "caratteristiche personali".
il guaio è che talvolta in questa disgrazia ci sguazziamo. ma, non ce ne voglia il buon dio, in perfetta buonafede!

la morale di questo post è quindi facile da ricavare: non avendo uno straccio di idea, con la testa che esplode tra bolle di aria rovente, occorre comunque esercitarsi nell'uso della parola (scritta) con il pur biasimevole fine di non voler dire nulla.

circostanza, quest'ultima, che nell'attuale nostro medioevo non è poi così malvagia.

lunedì 4 luglio 2011

la val di susa spara, la polizia risponde..

mi sembrava molto strano, se non incredibile, che demagogia-grillo non andasse a strombettare i suoi deliri in val di susa.
ed infatti eccolo lì a difendere i gruppi no tav dando il via libera all'ennesimo polverone italiano sulla nozione e definizione di "eroi", con tanto di 'precisazione' (tipica di chi parla a vanvera nonchè di berlusconiana memoria) e condanna alle violenze dei black-bloc.
ora, che questi quattro imbecilli vadano a sfasciarsi di mazzate con la polizia a me non fa alcun effetto. però quando poi uno di questi imbecilli si trova con il cranio aperto all'ospedale ecco che, venendo meno al "patto d'onore" di chi affronta la piazza (da una parte all'altra della barricata), inizia a frignare e piagnucolare di quanto sia violenta ed autoritaria la polizia.
poichè gente più in gamba di me ha avuto modo (si era a genova qualche anno fa) di straparlare su quanto accade nelle piazze ed il buon vecchio kossiga (pace all'anima sua) ha osato dire quello che molti pensano, svelando alla fin fine il classico segreto di pulcinella (cui però gli italiani fingono sempre di stupirsi come se fossero nati ieri), allora io me ne sbatto le palle e voto l'ordine ad ogni costo.
ne consegue che all'attivista bolognese che su iutùb si lamenta della nuova bolzaneta, io domanderei: "tu perchè eri nel mezzo degli scontri?".
poi le versioni dei facinorosi nelle stanze di sicurezza vanno prese sempre con le pinze.
per il resto, gli scontri ben vengano, danno il sapore vero della democrazia.
ma senza dimenticare la lezione di pasolini.
  


venerdì 1 luglio 2011

a caldo di idee.


..abbiate pazienza!

giovedì 9 giugno 2011

andreottide (parte prima di)

massimo fini non ha tutti i torti.
certo, la sua condivisibile tesi sulla democrazia può essere tacciata di eccessivo antimodernismo, ma d'altronde l'antimodernismo è la sua stella cometa.
il comunitarismo (sin troppo localizzato) che è alla base del ragionamento finiano non fa una piega, ma -per essere avvertito come possibile- necessita di grandi trasformazioni sociali ed economiche o,più semplicemente, di un urto repentino che assomigli (di fatto) ad una catastrofe naturale.
non so come andrà a finire, ma certamente se il modello democratico originario (l'unico possibile, al di là delle utopie sinistrorse) dovesse tornare con prepotenza, beh, ben venga.
poi, a monte, si pone la questione della potenziale dittatura democratica: una maggioranza non fa primavera. ed una minoranza scontenta potrebbe far più danni di una grandinata.
a valle, invece, l'equilibrio delle lobbies.
mi sta salendo il mal di testa. la finisco qui.

lunedì 16 maggio 2011

mentre la notte scendeva (stellata, stellata)..

aveva una sua tesi.
piuttosto accettabile.
diceva: "non sono dio. non voglio privarlo di un primato, non voglio essere perfetto".
io non avevo nulla da obiettare. ero troppo concentrato sui miei bicchieri (mai mezzi vuoti, ma nemmeno mezzi pieni).
mi limitavo a fare il tifo per lui, con un pacifico silenzio. in quei frangenti non avevo voglia di pensare.
magari lo facevo il giorno dopo.
e pensavo che il talento non fosse tutto.
però poi il cerchio si chiudeva e arrivava la notte, il solito tavolo, la solita processione di leccapiedi che osannava il suo vate ed io ero sempre troppo sbronzo per dire che si sbagliavano.





(the2sens, 2011, tutti i diritti riservati)

giovedì 12 maggio 2011

la soglia dei pazzi

che si superi la soglia o meno, una cosa è certa.
il fottuto pazzo che spara sul pubblico m'insegna ancora oggi che gli errori sono sempre gli stessi.
ciò conferma la tesi della ciclicità della storia.
non solo.
conferma anche che la ribellione ha i suoi falsi profeti, rinnegati sull'altare del comune buon senso!
e mi sento utilmente divertito (magari un pò seccato)

martedì 19 aprile 2011

lass das licht an

dalla finestra si sentiva una canzone allegra che sembrava parlare di disuguaglianza e a me non importava.
charlie era riverso sul pavimento e si lamentava perchè aveva il fegato a pezzi e aveva bisogno di una doccia.
jack aveva finito la benzedrina e non aveva voglia di andare per strada a cercarne altra. d'altronde come biasimarlo, i fuochi di tangeri erano ormai spenti da tempo.
hermann era giunto trafelato dalla stazione e impallidì nell'assistere a quello spettacolo di desolazione, ma per fortuna gli rimanevano i suoi giochi con il mattone. lasciò la valigia sulla poltrona e scappò via senza salutare.
a quel punto mi sembrò di essere rimasto solo. volsi lo sguardo alle montagne e intesi che i miei studi dovevano finire lì.
era buio e si distinguevano appena le fioche insegne dei locali, mi rimaneva appena il tempo di raccogliere la mia poca roba e infilarla in un borsone che aveva visto tempi migliori.
non mi era mai capitato di avere un forte desiderio di lasciare la città. mi avviai verso la porta dando un ultimo sguardo ai segni della baldoria della sera precedente.
accennai un sorriso che sapeva di pura gioia mista ad un senso di irregolare ed ingiustificata inquietudine.
quando scattò la serratura della porta rimasi per qualche secondo immobile ed in silenzio.
mi sembrò di percepire solo la voce di charlie. "lass das licht an".
ma non potevo esserne certo.
sgattaiolai tra i vicoli stretti del borgo verso la fermata dell'autobus.
non prima di fermarmi da fabrice per l'ultimo bicchiere. sempre come se non ci fosse un domani.

mercoledì 23 marzo 2011

non piangete per me..

l'europa ha aperto la sua nuova gara di democrazia.
i paesi (sulla carta) più autorevoli (germania, francia, italia, la spagna e, seppur fuori la c.e., il regno unito) stanno mettendo in scena un siparietto già visto.
il conflitto libico sta proponendo il bis della folle corsa alla competizione più sterile del "prodotto democratico": la libertà di espressione.
quella che -a voler essere buoni- cela l'indecisione, s'intende!
e così abbiamo una germania fuori dai giochi, una francia interventista-autonomista, una spagna silente, un regno unito armato ma con moderazione e la solita italietta che, dopo esser salita sul carro dell'ormai ex leader libico (ora improvvisamente sanguinario dittatore), cerca di scendervi (un passo alla volta) nascondendosi dietro un "si, ma..." frutto di imbarazzanti strategie di politica estera.

(come sembrano lontani i tempi in cui si parlava male dei dicasteri d'alema e/o fini!)

adesso che, a quanto pare, "l'ombrello" salvatutti della nato sembra coprire e legittimare gli attacchi militari, ci si aspetta un'apparente calma della geopolitca europea.
almeno sino alla prossima aggressione autorizzata.
almeno sino alla prossima "smoking gun" che testimonierà ancora una volta che la comunità europea politicamente non esiste.
forse è per questo che dalla dizione "unione europea" si è passati alla più agevole ed accomondante definizione di "comunità".

in altre parole, e cito, "non piangete per me, sono già morto.."!

venerdì 18 marzo 2011

unitarietà #3

("lei sfogliava i suoi ricordi, le sue istantanee, i suoi tabù...")

c'è sempre stato un problema sul fare gli italiani, brava gente, e l'ha ben spiegato montanelli.
siamo un popolo brillante, furbo, ingegnoso, adattabile.
ma al tempo stesso possiamo essere meschini, viscidi, cavillosi, camaleontici.
siamo un melting pot di culture e saperi frutto di dominazioni che, mi pare di capire, hanno infuso nella nostra convinzione il fatto di dover salire sempre e comunque sul carro del vincitore.

(la nobiltà del risorgimento cozza con le scure nubi dell'occupazione militare dei savoia nel meridione?)

nel paese dei revisionismi ad orologeria, degli scandali addomesticati e dei misteri affascinanti, non deve stupire se nel mondo siamo meglio noti anche come poeti, santi e navigatori.
del resto, confesso anche che, sull'unità d'italia, non ho nulla da dire, se non un senso di inadeguatezza.

("guarda il muro e si guarda le mani..")

mercoledì 16 marzo 2011

unitarietà #2



"...ogni volta che colpisce una stella chiude gli occhi e si mette a sognare!"

martedì 15 marzo 2011

unitarietà #1



(the2sensperlunita)

venerdì 18 febbraio 2011

(check your people, check your camp...check your camp, check your people!)

stanotte ho fatto un sogno.
non ne ricordo esattamente il contenuto, ma sono certo di averlo fatto.
mi sono rimaste impresse solo delle scene sfumate e dei dialoghi ormai distorti nella mia testa.
sono altrettanto quasi sicuro che non sia la prima volta che faccio questo sogno o, forse, si tratta di un deja vù all'inverso.
sta di fatto che ho provato un senso di tristezza al mio risveglio, come se volessi che quel sogno nn si fosse mai realizzato.
ora tutto ciò sembra non avere alcun senso (lo vedremo). mi spiego.
accade, o perlomeno può accadere, di avere una certa considerazione (o conoscenza, chiamiamola come meglio ci piace) di una persona o di una cosa o di un lavoro o di che diamine vogliamo.
poi capiamo di aver sbagliato "impressione" e interpretiamo il "nuovo segno" alla luce di fattori che prima non potevamo nemmeno immaginare o ipotizzare.
ma questo è il meno.
ho detto qualche rigo sopra: come se volessi che quel sogno nn si fosse mai realizzato.
ciò sembrerebbe non aver senso. e difatti non riesco a capire nemmeno io cosa intendo dire.
ed infatti logica vuole che si dovrebbe desiderare la realizzazione di un sogno.
al contrario non si desidera la concretizzazione di un incubo.
ora, come la mettiamo con l'avvenimento di un fatto che si è poi trasformato in sogno?
mi pare evidente che sto cercando di arrampicarmi sugli specchi.
non lo nego.
ma lo faccio cercando di darmi una risposta.
mettiamola così: forse non c'è una risposta.
qualche anno fa mi capitò di parlare con una persona circa "le risposte" e la loro "tempistica".
il sunto del dialogo può essere qui sintetizzato con un verbo: aspetterò.
magari fra un pò di tempo quel sogno si farà più chiaro, le voci più delicate e avrò il senso pieno delle mie sensazioni, consapevole del fatto che, molto probabilmente, mi sbagliavo e quella "tristezza", in realtà, avrebbe dovuto essere "felicità".
se fino a quel momento questo blog esisterà ancora, avrete notizie.
altrimenti potrete leggere questo post come tanti altri qui presenti e sintetizzare il tutto nella massima: "considero questa lista come fosse un foglio di carta: appallottolare e cestinare".
appallottolare e cestinare!

(ho omesso di premettere che questi giorni non sono stato molto bene. e quando sto poco bene mi capita di avere notti piuttosto disturbate. ma non penso sia strano e probabilmente non ha nulla a che fare con tutto ciò).

mercoledì 9 febbraio 2011

staccare la spina..

non sapevo che luttazzi avesse inciso un album nel 2005 (ma scritto negli anni '70); "money for dope" è il nome del disco e della canzone finale, dedicata ad una sua amica morta per overdose...malinconica e triste, ma davvero molto bella.

giovedì 3 febbraio 2011

(senza titolo)

longanesi disse che le rivoluzioni iniziano per strada e finiscono a tavola.
un modo italico di intendere ciò che orwell, nove anni più tardi, ribadì in uno dei suoi più famosi libri (1984): "non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura".
in questo miasma di puzze filtrate dal sistema democratico mi pare evidente che non c'è scampo.
ma di questo parleremo un'altra volta.
in questi giorni non riesco a pensare, come se qualcosa di indefinito mi pesasse sulla testa suggerendomi di assopire la mente per rivolgere la mia attenzione altrove (e senza nemmeno aver tutti i torti!).

la mia rivoluzione è iniziata per strada tanti anni fa e adesso mi tocca constatare che, effettivamente, sta finendo a tavola tra un bicchiere di vino e una conversazione leggera sugli ultimi accadimenti nostrani.
sterile. anemica. livida.
mi sembra di aver già affondato le mani nel terreno  alla ricerca di queste "radici del male" e non posso non ammettere che il nodo della cravatta tende a stringersi.

(risolvi l'indovinello)

proprio qualche giorno fa mi è capitato tra le mani un cd che acquistai tanti anni fa (era il 1996? 1997?) durante un concerto.
sono andato a curiosare su internet quale fine avesse fatto quel gruppo.
sciolto nel 2003, ma il suo leader è ora impegnato in un altro progetto musicale.

se dovessi ripercorrere con la mente gli ultimi 15 anni della mia vita non proverei dolore.
e le ragioni sono a monte di un pensiero che ora mi riesce difficile spiegare. o forse, più semplicemente, non c'è.