mercoledì 21 maggio 2014

il can per l'aia, la comune e proudhon..

scavando nei nostri archivi, pubblichiamo..

«le monde diplomatique”, inserto mensile de “il manifesto”, nel numero di dicembre (2011, nda) ha riesumato l’esperienza della comune parigina del 1871 (“l’utopia realizzata della comune” di christophe voilliot).
non è intento del sottoscritto scattare una fotografia dell’evento, quanto piuttosto procedere ad un azzardo teorico che il lettore vorrà consentirmi.
scrive l’autore dell’articolo: “...è necessario ricordare ciò che venne compiuto in quei settantadue giorni che videro i parigini mettere in pratica l’idea di un autogoverno del popolo e trasformarsi in forza militare capace di lottare ad armi pari contro i soldati di mestiere...”.
e allora che accade a distanza di 140 anni?
accade che l’utopia realizzata dalla comune si è diffusa come un virus negli aggregati socio-politici considerati solitamente agli “estremi” dell’arco parlamentare.
cambiano i nomi, ma non i significati.
dunque il mio azzardo. l’atto di forza dei parigini era il sintomo, fomentato da una profonda crisi socio-economica, di un desiderio: quello di riprendersi il potere di decidere e di rappresentarsi senza troppi filtri e cavilli giuridici.
e così di quell’esperienza sono figli variegati le pacifiche comunità hippie degli anni ’70 così come le “eretiche” osservazioni di Massimo Fini che, profetizzando la fine del modernismo, propone il modello comunitario delle città medievali come soluzione del difetto di partecipazione e rappresentanza diretta nel modello democratico (sì come ci è stato imposto).
e, tornando nella parigi dei 72 giorni, non è un caso che –tra gli altri– tornasse di moda proudhon, l’anarchico amante dell’ordine. anche la rivoluzione ha bisogno delle sue regole.
il cruccio che mi tormenta, però, pone un interrogativo leninista: che fare?
prova a rispondere lo stesso voilliot: “la sfida attuale è qui: non attenersi a dei principi, oggi spesso formulati sotto forma di diritti (diritto all’alloggio, diritto al lavoro, ecc.), ma passare alla loro applicazione
”.
mi fermo per non aggiungere altro: non sareste d'accordo».
la tv, intanto, racconta la guerra dei diamanti africani degli anni '90.
venti anni dopo, per il resto, cosa rimane?

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